di Roberto Perrone
S orry, ma all'estero sono come noi? Devono sempre spiegare tutto, ricondurre tutto a un teorema? Ora siamo in piena trance per il football inglese, si sprecano paragoni e paroloni. Sarebbe stato interessante che qualcuno avesse ricordato perché una squadra straniera che avevamo eletto a centro di gravità permanente del calcio europeo abbia finito la sua corsa. Ma il carro del vincitore è sempre più divertente. Fino alla notte tra mercoledì e giovedì sull'Europa brillava una sola stella, quella dei ragazzetti (non tutti) dell'Ajax di Erik ten Hag, alle 22.09 dell'otto maggio un genio del calcio, alle 23.09 un pirla (copyright Mourinho). Da tre settimane vivevamo delle iperboli e delle geometrie dei Lancieri di Amsterdam che, malgrado il gran gioco espresso, avevano eliminato la Juventus grazie a una sciocchezza di Cancelo, un gol fortuito e una zuccata su calcio d'angolo, cioè la stessa con cui la Spal aveva liquidato Madama. Allegri sostiene che il calcio è un gioco semplice. È vero. Magari non nel senso che dice lui, ma in questo: a volte bravura dei singoli, forza delle squadre, solidità delle società si saldano a una serie di fortunati eventi. E saltano fuori due finali tutte inglesi tra Champions ed Europa League. La Premier League era ricca e divertente anche un anno fa. Anche un anno fa c'erano campioni e allenatori stranieri. Non si sono materializzati negli ultimi 12 mesi. Ogni squadra ha interpretato le semifinali in modo differente, ma tutte avevano questo tratto in comune, quello veramente british, quello che non è cambiato neanche con l'evoluzione naturale del gioco. Perché loro non sono più (solo) quelli palla lunga e pedalare come noi non facciamo più (solo) catenaccio-contropiede. Ma loro, pur imbottiti di mercenari, hanno questo modo aperto, propositivo di affrontare le partite. In Premier non è importante il sistema ma l'intensità dentro il sistema. E poi prendono il football senza la nostra ossessione di sapere tutto, di spiegare tutto. Per capire il trionfo del calcio inglese bastava osservare gli occhi di Mauricio Pochettino dopo il 3-2.
Il suo era lo sguardo di chi aveva provato a ribaltare una qualificazione perduta e c'era riuscito. Ma non si capacitava di come fosse successo perché nel football/calcio/soccer/fussball ci sono momenti che non puoi spiegare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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