Fantic, la sfida tutta italiana alla Dakar

Fra gli uomini Montanari e Miroir, fra le donne la Daniels. Per tutti i consigli di Picco

Fantic, la sfida tutta italiana alla Dakar
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C'è un cuore tutto italiano alla Dakar. Quello del Team Fantic, alla sua terza partecipazione nel rally più duro al mondo che scatterà il 5 gennaio da Al Ula, in Arabia Saudita, e vedrà il traguardo a Yanbu, sulle rive del Mar Rosso dopo 7.891 km di piste, dune e passaggi rocciosi.

Sfida tricolore come ai tempi della mitica Cagiva con le imprese di Hubert Auriol e del nostro Edi Orioli, il primo italiano a vincere la Parigi-Dakar nel 1988, quando la maratona africana era il grande evento che richiamava campioni di Formula 1 come Jacky Ickx, attori del cinema come Renato Pozzetto, personaggi illustri in cerca d'avventura e persino la Principessa Carolina di Monaco. Nel 1990 Edi regalò la vittoria a Cagiva che montava motore Ducati, oggi regina della MotoGP. Il resto è storia. L'avventura continuò fino al 1997 (anche dopo l'introduzione del GPS nel '95).

Oggi, alla vigilia della 46 edizione della corsa, il testimone passa a Fantic, un'azienda storica nata nel 1968 a Barzago, in provincia di Lecco, neanche un'ora di distanza dal feudo dei Castiglioni.

Appuntamento clou a coronamento di un anno di preparazione, il Team Fantic Racing è pronto per la grande avventura. Ai blocchi di partenza Tommaso Montanari, Jane Daniels e Jeremy Miroir in sella alle XEF 450 Rally Factory. Il trio potrà contare sull'esperienza di Franco Picco, che di Dakar ne ha corse ben 29, e Matilde Tomagnini, navigatrice nei rally prima, manager poi, che ha fatto delle sfide il suo stile di vita, con l'esordio proprio alla Dakar a capo delle sponsorizzazioni Chesterfield.

Primo team moto a utilizzare le biofuel, Fantic ha guadagnato la fiducia di partner importanti come Lavazza e Randstad.

L'obiettivo è finire, anche perché il progetto è giovane, ma sicuramente Jane Daniels, pluricampionessa di enduro, può puntare a vincere la categoria femminile. Ci riprova anche Tommaso Montanari, alla sua seconda partecipazione. La prova di 48 ore sarà fondamentale: due giorni nel deserto dell'Empty Quarter senza assistenza.

L'avventura continua.

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