
Il rischio è che l'Italia finisca in un'eterna illusione di rinascita, come una Biancaneve qualunque, non certo quella moderna creata dall'ipocrisia woke: una Nazionale incastrata in un incantesimo che rischia di essere senza fine. Dalla Francia in autunno alla Germania di ieri, due sconfitte a San Siro che ci riportano indietro, allo stato comatoso post europeo. Ci vorrebbe il bacio di un principe. Le sembianze oggi possono essere solo quelle di Sandro Tonali. Perché quello che fa contro la Germania è «Tutto molto bello». Siamo convinti che avrebbe detto così Bruno Pizzul per sintetizzare l'azione del gol del vantaggio azzurro. Sventagliata di Bastoni, imbucata di Barella, assist di Politano, destro chirurgico appunto dell'ex centrocampista del Milan. Non avrebbe usato altre parole lo storico telecronista al quale l'Italia ha detto addio rimediando con un video ricordo prima della sfida con la Germania. Stessa cosa Pizzul non avrebbe detto dei soliti fischi all'inno avversario, triste consuetudine di San Siro. Meglio il senso di appartenenza dei bambini che applaudono seguendo l'esempio di capitan Donnarumma e poi cantano l'Inno di Mameli con la mano sul cuore. Stessa atmosfera appunto di novembre quando la Francia ci riportò sulla terra dopo l'illusione di una rinascita istantanea dal trauma in terra proprio di Germania, in quell'Europeo in cui la Svizzera ci maltrattò nell'ottavo di Berlino. E domenica sera si torna a Dortmund con poche certezze (Kean può diventarlo): d'altra parte nell'Italia Casadei è ancora a caccia del primo gettone azzurro, mentre il suo coetaneo Musiala è già una certezza per i panzer con quasi quaranta presenze.
La sola consapevolezza Nazionale è che con Tonali e Barella abbiamo una mediana di dimensione mondiale, perché il vero obiettivo è tornare a giocare per la Coppa del mondo, cosa che non ci riesce da due edizioni, ma non siamo protagonisti addirittura dal trionfale 2006. E questo è «Tutto molto brutto», aspettando un principe azzurro.
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