Carpe diem, cogli l'attimo dicevano i latini. E sia Gabbadini che Mertens, riserve di lusso di questa squadra, lo hanno fatto. Cinque gol in due in una serata in cui il pubblico rimane lontano dal San Paolo (appena 23mila sugli spalti, segno che in pochi credono a una rimonta quasi impossibile sulla Juve). Manolo Gabbiadini ha sfruttato due delle tre occasioni che Higuain, complice squalifica, gli ha concesso in questo campionato. Gli addetti ai lavori dicono che la punta bergamasca giocherebbe titolare in 18 squadre su 20 di serie A. Ma di fronte a un Pipita sontuoso che ha viaggiato a suon di record, almeno fino a quando la sfuriata di Udine non lo ha escluso dalla contesa per tre gare, la sua stagione è vissuta con ritagli di partite osservate dalla panchina. Fuori da quel tridente varato dopo la partita di Empoli del 13 settembre scorso (allora Sarri giocava con due attaccanti e uno di quelli era proprio Gabbiadini) diventato insostituibile oltre che una «noiosa» filastrocca.
Manolo, che predilige fare la punta più che l'esterno, ha così trovato la porta chiusa da un Pipita mai così letale e si è immalinconito da riserva forzata e da secondo o terzo cambio a partita. Conscio di doversi giocare in ogni scampolo di gara l'occasione della vita. In più quell'infortunio a novembre con la Nazionale (che non lo avrà agli Europei, Conte in quel ruolo e sul livello di Gabbiadini ha diverse scelte) costatigli due mesi circa di stop. Da allora solo spiccioli di partita compresa l'Europa League.
Gli ultimi 90 minuti concessi dall'argentino (che lo ha applaudito in tribuna anche ieri sera) l'attaccante di Calcinate li ha voluti onorare al meglio. Meritandosi i galloni di vice-Higuain con la prima doppietta in serie A (in stagione ne aveva segnate due ai danesi del Midtyjlland in Coppa): l'1-0 è un'azione tipica della coppia Insigne-Higuain costruita e finalizzata da Mertens e Gabbiadini, il bis arriva con un rigore furbescamente guadagnato da Callejon. Il Napoli aveva rifiutato offerte importanti a gennaio per tenerlo a Castelvolturno e lui ha ripagato la fiducia quando è stato il suo turno. Tre gol in altrettante gare da titolare, cinque in 538' giocati, l'unico rammarico la prova opaca di Milano: sotto gli occhi di Conte, lui ha fallito così come il resto della truppa di Sarri nella serata di addio ai sogni scudetto.
L'altro eroe della serata nella quale il Napoli demolisce un Bologna impalpabile - zero tiri in porta, inspiegabile la scelta di Acquafresca titolare - è il Mertens a sua volta travestitosi da Insigne. Anche il belga ha dovuto fare il vice del trottolino di Frattamaggiore e una doppietta se l'era già regalata a fine gennaio nell'altra goleada al San Paolo con l'Empoli. Stavolta è andato oltre: tre reti e un assist. Anche lui, liberatosi per una sera dal ruolo di riserva, si è scatenato. Dimostrando come il potenziale offensivo azzurro è assolutamente di livello. Peccato per le occasioni perse e per l'assenza di Higuain nel momento decisivo della stagione.
Inter dimenticata, secondo posto blindato in attesa della sfida con la Roma di lunedì prossimo. Il San Paolo si conferma fortino azzurro: ieri la 14ª vittoria interna, eguagliato il record di Mazzarri nel 2012-13.
Difficile pensare a un esito diverso: ai felsinei non era mai accaduto di prendere un gol nel primo quarto d'ora e poi sono stati completamente in balia dell'avversario. Sorprende l'involuzione di una squadra capace di fermare la Juventus (unica nelle ultime 23 giornate), ma anche di segnare solo 2 reti in 9 gare e di vincere solo una volta in due mesi.
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