Gigio Donnarumma sulle montagne russe. O meglio, sull'ascensore della Torre Eiffel. Dalla cui cima puoi esaltarti ammirando la grandeur della Ville Lumière oppure deprimerti buttando un occhio sul degrado delle banlieu. Proprio quello che nel giro di una manciata di giorni è capitato a Super Gigio, passato dall'umiliante 3 in pagella appioppato dell'Equipe (3,5 su Le Parisien, dove sono più larghi di voto...) dopo la partita di andata dei quarti di Champions al Parco dei Principi contro Barcellona, a un più che decoroso 7 a seguito del match di ritorno di due sere fa all'Estadio Olimpico con approdo del PSG in semifinale: la prima nella storia del club parigino e la prima anche per Donnarumma. Una bella soddisfazione per il guaglione partito dal Club Napoli, squadretta-satellite della Juve (intesa come Juve Stabia, squadra campana di Castellamare di Stabia, sua città natale), e poi approdato nel 2013 alle giovanili del Milan, dove il 25 ottobre 2015 - non ancora 17enne - viene miracolato dall'occhio lungimirante del compianto Mihajlovic che a sorpresa lo lancia titolare al posto di Diego Lopez, (uno che fino a due anni prima aveva difeso la porta del Real Madrid). Per Gigio è la svolta di una vita e di una carriera. Cresce come portiere (ma alcuni difetti di impostazione non sono mai spariti) e come uomo (atleta serio, scrupoloso e di una insospettabile maturità fin da ragazzino). Mal (o ben, dipende dai punti di vista) consigliato dal suo procuratore Raiola, nel 2021 ingaggia con il Milan una trattativa snervante dall'esito scontato: il passaggio al PSG che mette sul piatto una proposta «irrinunciabile». Ma, più che il trasferimento in sé , sono le modalità «ipocrite» della trattativa che lasceranno scorie nel rapporto Donnarumma-Milan-tifosi. Gli ultrà rossoneri non gliela perdonano e quando Gigio torna a San Siro con la maglia del PSG, dalla curva volano i «dollarumma». Gigio ci resta male, ma è uno che sa reagire; non è un dettaglio che sia lui a mettere la firma di «rigore» sull'Europeo vinto dall'Italia.
Ma al PSG non gli perdonano nulla. Parigi, matrigna francese e sciovinista guarda con la puzza sotto il naso allo spilungone italiano, tollerato più che amato. Ieri come oggi.
Donnarumma la prende con filosofia: «Al minimo errore, mi sono tutti addosso. Ma è la sorte di tutti i portieri...».Intanto, contro tutto e tutti, Gigio resta il titolare (più o meno) inamovibile di Luis Enrique. Almeno fino alla prossima «paperumma». Con tragicomico «pallottoliere» in pagella.
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