Ginevra esce di bronzo dalla melma della Senna

Taddeucci splendida terza nella 10km. Aveva detto: "Spero di non ritrovarmi con tre occhi..."

Ginevra esce di bronzo dalla melma della Senna
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La prima cosa che Ginevra ha fatto uscendo dall'acqua nemica e sporca della Senna è stata toccarsi la fronte. Tutto a posto. Gesto naturale per liberarsi dalle gocce d'acqua verde e inquinata miste al sudore salato della fatica e controllarsi. «Speriamo di non ritrovarci con tre occhi» aveva detto la 27enne fiorentina martedì scorso, nel cuore della Defense Arena, quando per allenarsi aveva partecipato alle batterie dei 1500 e tuffandosi aveva idealmente ringraziato la specialità visto che a Parigi ci era arrivata grazie al tempo fatto su questa distanza al Sette Colli. «Incredibile» ha infatti ricordato, «un mese fa ero fuori dai Giochi ma in questi anni ho sempre nuotato controcorrente, è la mia vita stessa ad esserlo sempre stata, nuotando da sola, cercando di dimostrare qualcosa, perché quel che facevo non era mai abbastanza, devi dimostrare altro mi dicevano e invece non è mai finita fino a quando non tocchi il tabellone».

Proprio controcorrente, lottando ad ogni giro quando le toccava risalire il fiume bastardo e sporco, Ginevra Taddeucci è andata a prendersi il bronzo. Una medaglia da super woman, della fatica, delle apprensioni, delle polemiche, del disgusto, dei batteri fecali, delle prove rinviate, dei coordinatori tecnici cavie, dell'Italia che protegge i suoi ragazzi e alla vigilia non li fa provare, della sesta medaglia del nuoto a Parigi, del Vive la France a tutti i costi perché Pont Alexandre III e quello de L'Alma e i lungo Senna e l'Eiffel sullo sfondo e Macron intestardito per il miliardo e 400 milioni di euro spesi per renderla balneabile sono cartolina meravigliosa ma non sono olimpiade e rispetto per gli atleti. Ore 7 e 30, ovviamente nessun dietrofront notturno, mai e poi mai organizzatori, dotti, medici e sapienti che nei giorni scorsi avevano all'alba rinviato allenamenti e posticipato gare come nel triathlon, mai avrebbero bloccato la gara. Acqua pulita a tutti i costi. Temperatura 23 gradi, corrente forte, bastarda e trasversale che sbatteva le ragazze contro gli argini pelosi e sporchi di erbacce spioventi mentre sopra, come tante formichine colorate comodamente all'asciutto, i turisti olimpici e qualche appassionato osservavano queste povere creature chiamate atleti dare tutto se stesse. «Abbiamo seguito comunque un protocollo vaccinale prima e dopo quindi speriamo di non stare male. Ora mi sento bene anche se qualche brontolio ce l'ho» sorride e un po' si preoccupa Ginevra a caldo con la medaglia al collo. Nel tardo pomeriggio, dopo una ventina di docce, un po' di riposo e molte feste arriva anche a Casa Italia per l'ultimo applauso. Tracce di un terzo occhio non ci sono, il brontolio del mattino è stato un falso allarme e serafica dice «comunque ci eravamo tutelate con una sorta di vaccino, una profilassi probiotica e fermenti lattici, enterogermina, medicinali presi prima e dopo la gara. Da un punto di vista medico per ora non ho niente, mi sento bene, adesso teniamo d'occhio il periodo di incubazione di due o tre giorni... però rituffarmi nella Senna no, una volta basta e avanza, mi è andata bene e concludiamo l'esperienza qui».

A doccia fatta, una bella esperienza. Terza dietro all'australiana Moesha Johnson che aveva a lungo, lunghissimo, fino all'ultimo rush capitanato il terzetto fuggito alle maglie del gruppo e alla vincitrice olandese Sharon van Rouwendaal (in 2h03.34.2) che dopo l'oro di Rio e l'argento di Tokyo si è ripresa il trono (sesta l'altra azzurra Gabbrielleschi).

Terza medaglia nel fondo donne dopo il bronzo della Grimaldi a Londra 2012 e l'argento della Bruni a Rio 2016. Quarta della fatica uomini e donne con l'altro bronzo di Paltrinieri a Tokyo. Greg che stamane, stessa ora, stesso fiume sporco, stessa corrente, stesse perplessità si tufferà con Acerenza a caccia del podio.

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