Un titolo da onorare. È già molto per l'Italia di Spalletti uguale e diversa da quella di Mancini. Da campioni veniamo sottovalutati nei pronostici tecnici e nei banchi degli allibratori; di solito, quando abbiamo il passaporto della morte fra i denti, ritroviamo improvvisamente la forza di vivere, così ci auguriamo accada già domani contro l'ambigua Albania.
Questo campionato d'Europa ha mille argomenti per stimolare attenzione e curiosità: ventidue giornate di partite saranno territorio per i mercanti, girano quotazioni sguaiate in un sistema devastato dai debiti e dalle perdite, l'Uefa fa cassa ma garantisce 10.500 euro al giorno ai club per ogni calciatore convocato, qualche società troverà i soldi per pagare arretrati e bollette. Torneo comunque ricco e prezioso con un'ultima novità positiva, le partite non dureranno più in eterno, la regola del tempo recuperato è stata cancellata, si torna all'umano calcio, sperando che lo spettacolo ne tragga beneficio.
L'esordio della Germania si presta a sorprese, la Tartan Army scozzese prova a spiazzare la nazionale favorita dal fattore casalingo ma ciò che maggiormente solletica è la vigilia del nostro debutto che seguirà quello della Spagna contro la Croazia, in breve il riassunto dei nostri possibili progetti europei. Giochi aperti con Francia e Inghilterra, oltre alla Mannshaft tedesca, tra le favorite, per censo, organico e tradizione anche se gli inglesi, dopo il '66, sono sempre alla ricerca dell'impero perduto. Portogallo nascosto nel canneto dunque possibile colpo di scena, Olanda decimata da infortuni, Belgio con i soliti noti agli ultimi fuochi, il resto fa massa.
L'augurio che il Var venga utilizzato in casi estremi, l'illustrazione al pubblico delle decisioni arbitrali può avere effetti contrari. Tensione alta per la sicurezza, turbe di hooligans preannunciano calata da Belgrado e Londra per Serbia-Inghilterra. Dio salvi il re e gli azzurri. Che vinca il migliore ma, come diceva Nereo Rocco, speriamo di no.
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