In un Giro "straniero" De Marchi colora la maglia rosa di giallo

L'italiano corre con un braccialetto per Regeni: "È solo per chiedere la verità. Da genitore..."

In un Giro "straniero" De Marchi colora la maglia rosa di giallo

Gira e rigira la maglia rosa resta agli italiani. Da Filippo Ganna ad Alessandro De Marchi, il rosso di Buja si fa rosa. Staffetta italiana sul traguardo di Sestola. Da un predestinato a uno che in carriera ha raccolto forse meno di quanto meritasse e non nasconde le sue lacrime e la sua incredulità quando gli comunicano che è in cima alla classifica del Giro d'Italia. «Mi sento quasi fuori posto», dice.

Invece il friulano di Buja, portacolori della Israel Accademy, ieri si fa trovare fin dal mattino al posto giusto e al momento giusto, in una giornata da lupi, con acqua e gelo che bloccano le gambe e brucia energie. Il friulano entra nel nutrito gruppo di fuga fin dal mattino animato da 25 coraggiosi dai quali uscirà il vincitore, il 29enne statunitense Joe Dombrowski, già vincitore di un Giro baby, che si è fatto il regalo più bello per i 30 anni che compirà esattamente oggi. Ma in fatto di compleanni, anche De Marchi ha pensato bene di anticipare il suo genetliaco con qualche giorno di anticipo (i 35 li compirà il 19, ndr).

All'azzurro basta difendere il secondo posto, davanti a uno splendido Fiorelli, per cambiarsi destino e il colore della maglia. «Questo è un premio ai mille tentativi fatti in undici anni di carriera, la maggior parte andati male: lo dedico a me stesso e a mia moglie Anna», dice commosso De Marchi, tre tappe alla Vuelta e un bagnatissimo giro dell'Emilia in bacheca e un braccialetto al polso per Giulio Regeni, lo studente di Cambridge, friulano come lui, rapito e morto nel 2016 in Egitto. «Io sono un pò stupito della reazione che si può avere per questo braccialetto: non ci vedo niente di politico o partitico. Si tratta di due genitori che vogliono la verità. Io prima che un ciclista - ha detto al Processo alla Tappa su Raisport - sono genitore, sono un marito. E non vorrei mai trovarmi in una situazione del genere».

Alle spalle dell'americano e del friulano che fanno festa, se le danno di santa ragione. E arrivano puntuali anche le prime indicazioni sullo stato di salute dei pretendenti alla vittoria finale. Il colombiano Egan Bernal fa sapere di star meglio rispetto a Evenepoel e Nibali, ai quali comincia a portare via qualche secondo. Al giovane talento belga rosicchia 11, al siciliano reduce dalla frattura al polso 34.

Succede tutto sull'ultima rampa di colle Passerino, tutt'altro che una passeggiata. Quando sale la temperatura della tappa, il primo a scendere è Joao Almeida, sorpresa un anno fa, che paga alla fine più di 5 minuti. A tre chilometri dalla meta, prima Landa, poi Vlasov vanno a provare la febbre a Bernal, di nuovo in formato Tour: al suo trenino si agganciano anche il lungagnone Carthy (occhio, questo va forte, ndr) e il nostro Giulio Ciccone, che si era portato avanti con il lavoro.

Gli altri tutti dietro: da Evenepoel a Simon Yates, che contengono i danni (11). Domani si replica, nelle Marche: altra tappa tosta, altro esame, con arrivo in quota ad Ascoli Piceno (San Giacomo). Intanto oggi a Cattolica spazio ai velocisti.

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