È una storia lunga undici anni quella di Olivier Giroud, il bomber della provvidenza francese che ha trascinato i Blues alla semifinale con il Marocco e fatto dimenticare nientepopodimeno che Benzema. Lontano il suo debutto, novembre del 2011 in Francia-Stati Uniti (1-0), più vicini i suoi 4 gol in questo mondiale che promette di rimodellare la contabilità calcistica (118 presenze in nazionale fin qui con 53 reti) con l'ambizione di scrivere un'altra pagina di storia e di successi. I quali, tra l'altro, non mancano all'appello per uno che già quattro anni fa, passando dalla Russia, ha lasciato il segno senza incantare né monopolizzare i titoli dei giornali, riservati in esclusiva a Mbappé. E non è l'unico caso. Dopo il 2 a 1 sull'Inghilterra, l'Equipé ha titolato «Crunchissime» (croccante). D'altro canto Oliviero, come lo chiamano a Milanello, è innanzitutto un uomo di fede. «Se credi puoi spostare le montagne» ama ripetere quando gli chiedono di questo suo rapporto con la religione. Per ora, Giroud, 36 anni a settembre scorso, sta spostando le difese che gli applicano la migliore sorveglianza, anche in quota, senza riuscire nell'impresa. Una sola volta, con la Danimarca, è rimasto a secco ed è uscito contrariato quasi avesse perso chissà quale coincidenza con la gloria.
Per uno come lui, di origini italiane (due nonne: una triestina e l'altra bergamasca, dna tosto insomma) cresciuto nel villaggio di Frages, nei pressi di Grenoble dove cominciò con il calcio seguendo le orme del fratello e incrociò Regragui, il ct del Marocco semifinalista, dovrebbe essere normale scoprirsi protagonista nel mondiale, l'ultimo della sua carriera. E invece no. Lui, a stento, dopo il 2 a 1 all'Inghilterra, con quella capocciata a mezza altezza, ha frenato l'istinto di togliersi la maglia (come fece in coda a Milan-Fiorentina meritandosi l'espulsione per doppio giallo) e ha ammesso: «Momento straordinario».
Lo confermano anche quelli del Milan che godono dei suoi trionfi. Maignan, seguendo in diretta sul suo cellulare l'ennesima prodezza del sodale, ha commentato su Instagram: «Si è girato ancora Giroud!». Paolo Scaroni, il presidente, ha provato a mettere il cappello sulla Francia semifinalista. «È anche merito nostro, il Milan lo ha rivitalizzato» il suo commento. Che è vero statisticamente, specie se si recuperano i commenti di social e tifoserie opposte dopo il suo arrivo a Milanello.
Con Pioli, dopo una partenza tormentata tra covid e sciatalgia, ha preso a marciare spedito: 42 presenze e 16 gol sono cifre di tutto rispetto. Forse dovrebbe ripassarle anche Karim Benzema che in tempi passati liquidò la concorrenza di Oliviero con un giudizio da gradasso.
Disse: «Un paragone con Giroud? Non confondiamo la Formula 1 con il kart. E io sono la Formula 1». Materiale d'archivio di qualche tempo fa. Poi il calcio sa essere regolatore di conti sbiaditi dal tempo. Il kart, in Qatar, viaggia a pieni giri.
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