Godiamocela, anche se è difficile riuscirci. Perché Juventus-Inter potrebbe essere l'ultima grande partita di questo campionato monco per colpa del virus e sciagurato per l'atteggiamento di molti suoi presidenti. Loro sì preda di un morbo di derivazione ultrà che con gli stadi chiusi e in assenza di tifosi esagitati sugli spalti li ha spinti a sostituirli degnamente. Chi rifiutando gesti eleganti e sportivi verso un'altra squadra (Lotito), chi escludendo virtualmente dall'Europa l'Atalanta (Agnelli), chi litigando fino all'ultimo pur di non rinunciare al pubblico e agli incassi quando ormai anche il governo aveva fatto ampiamente capire quale sarebbe stata la decisione finale, e chi, infine, insultando manager e ruoli come neanche al bar (Zhang junior).
Godiamocela, se ci riuscite, Juventus-Inter, perché rappresenta un modo triste e traballante di ripartire quando non si dovrebbe, cercando di entrare in una bolla di apparente normalità come quando dopo le brutte giornate non si vede l'ora di addormentarsi. Godiamocela non scordando però che tutto, a cominciare da buonsenso e logica, ci sta dicendo da giorni che gli atleti non sono immuni, che non si scoprono i positivi al coronavirus solo fra gli individui comuni e gli assessori e i segretari di partito, vedi Nicola Zingaretti ieri. Godiamoci Juventus-Inter e questa giornata di tardivi recuperi, tenendo ben a mente che basterà un nulla, una puntura di spillo per far rovinosamente scoppiare la bolla di finta normalità in cui il pallone e pochissimi altri si sono cocciutamente infilati, a rischio di precipitare poi in zona rossa. Godiamoci la partitissima senza inciampare nell'illusione che il calcio e il dio denaro che lo comanda ci tengano il giocattolo aperto e a disposizione mentre tutto si ferma. Perché forse non toccherà stasera a Juve-Inter il triste compito di chiudere il sipario su questo campionato, forse spetterà a partite di altro blasone, magari domani a Sassuolo-Brescia, o a quelle che verranno nell'affannosa sistemazione di una competizione sgangherata dal virus, ma qualcosa è ormai alla porta. Non a caso, molto tardivamente, il presidente della Federcalcio Gravina, parlando con la Rai, ha detto che «in caso di giocatore positivo a coronavirus non si potrà escludere la sospensione del campionato...».
E non sapeva ancora che il governo in serata avrebbe chiuso per virus l'intera Lombardia e diverse province. Si potrà lasciarle o entrarci solo per motivi gravi e indifferibili. Fra questi, a quanto pare, le trasferte dei club. Sospiro di sollievo? Anche no.
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