Superlega, così la Uefa è riuscita a spaccare il fronte

L'Uefa ha vinto la battaglia contro i 12 club ribelli che avevano deciso di fondare la Superlega di calcio. Un fallimento su tutti i fronti per i dissidenti e una grande vittoria targata Ceferin

Superlega, così la Uefa è riuscita a spaccare il fronte

La Super League è finita ancora prima di iniziare con i 12 club ribelli facenti parti dell'elite, o presunta tale, del calcio europeo che hanno dovuto alzare bandiera bianca di fronte alla dura opposizione di Fifa, Uefa, Cio, ECA e delle varie federazioni. Le sei squadre inglesi sono state le prime ad ammutinarsi, spaventate dalle conseguenze, lasciando sole Inter, Milan, Juventus, Real Madrid, Barcellona e Atletico Madrid che hanno aspettato quantomeno che venisse diramato il comunicato ufficiale in merito al fallimento di un progetto ambizioso ma fin troppo avventato.

Bandiera bianca

La Superlega di calcio è stata costretta a fare una marcia indietro repentina e inaspettata con un comunicato che non lascia spazio ad interpretazione: "Siamo costretti a lavorare per rielaborare il progetto. La Super League Europea è convinta che l'attuale status quo del calcio europeo debba cambiare. Proponiamo un nuovo concorso europeo perché il sistema esistente non funziona. Date le circostanze attuali, riconsidereremo i passaggi più appropriati per rimodellare il progetto, avendo sempre in mente i nostri obiettivi di offrire ai tifosi la migliore esperienza possibile, migliorando i pagamenti di solidarietà per l'intera comunità calcistica".

Club disperati

I 12 club considerati dissidenti hanno tenuto in scacco per sole 48 ore il calcio europeo ma è finita come peggio non poteva andare per loro soprattutto a livello di immagine. Queste 12 società hanno un debito complessivo che sfiora gli 8 miliardi di euro e il tentativo disperato di porre rimedio creando una Super League non è piaciuta a nessuno, nemmeno a molti calciatori, allenatori, ai tifosi oltre che alle varie istituzioni del calcio che si sono sentite scavalcate e tradite dalla mossa avventata di questi 12 ribelli.

Il retroscena

Secondo quanto riporta La Repubblica, però, non ci sarà nessuna sanzione per loro dato che sono rientrate subito nei ranghi e ora ripartirà sicuramente un negoziato per la redistribuzione delle risorse economiche. Questo piano orchestrato dal numero uno del Real Madrid Florentino Perez ha radici più profonde visto che il marchio della competizione è nato già due anni fa con un sito internet registrato da ottobre del 2020.

La vittoria dell'Uefa

Tutto era pronto e firmato ma l'Uefa, spalleggiata da tutte le altre federazioni, ha di fatto frantumato tutte le certezze dei vari club coinvolti con le sei inglesi che spaventati dalle conseguenze hanno subito deciso di abbandonare questo difficile percorso. Il progetto più elitario della storia dello sport europeo si è sciolto come neve alla luna (dato che è nato in una serata di aprile) e in più la Uefa è riuscita a rovinare l'allenza tra i 12 club.

La strategia dell'Uefa è stata efficace sotto tutti i punti di vista e il fallimento della Super League aveva già preso corpo durante l'assemblea straordinaria convocata a Motreux dal presidente delle Fifa, ed ex Uefa, Gianni Infantino. Ceferin con le sue dure parole, con le "minacce" e con la compattezza con tutte le altre istituzioni calcistiche è riuscito a sgretolare le certezze di gran parte dei club coinvolti in questa iniziativa riuscendo a far finire in meno di 48 ore l'idillio delle dodici società.

Le parabola discendente di Agnelli

Ceferin aveva usato parole di fuoco nei confronti dell'amico, o ex amico, Andrea Agnelli per l'ammutinamento messo in atto con gli altri 11 club ribelli. Il numero uno della Juventus dopo tanto silenzio è uscito allo scoperto con un'intervista rilasciata a Reuters dove ha spiegato la ritirata dalla Super League: "Andare avanti nel progetto? Con tutta franchezza, a essere onesti, no. Evidentemente non è il caso".

Agnelli si è fatto ormai diversi "nemici" nell'ambiente e anche il suo rapporto con il cugino John Elkann non sembra essere idilliaco come in passato.

Secondo quanto riporta Sportmediaset tutto ciò fa pensare ad un cambio di rotta anche in casa Juventus dato che si parla del possibile avvicendamento, alla guida bianconera, con un altro cugino, Alessandro Nasi, stimatissimo manager di alto livello.

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