Greg e Marcell, regalo al Coni Il nostro sport riparte col sole

A 72 giorni dai Giochi di Tokyo il sole ha davvero illuminato la riconferma di Giovanni Malagò al vertice del nostro sport.

Greg e Marcell, regalo al Coni Il nostro sport riparte col sole

Non c'è nulla di meglio del sole quando esce «in un momento di tempesta». È come se indicasse la via. Suggestioni, certo, ma a 72 giorni dai Giochi di Tokyo il sole ha davvero illuminato la riconferma di Giovanni Malagò al vertice del nostro sport. E non era il sole che splendeva alto su Milano, sede inconsueta dell'assemblea elettiva. Era altro sole a scaldare la promessa di battaglia con cui Malagò ha prima cercato voti e poi ringraziato per i voti ricevuti; promessa, la sua, di guidare lo sport fuori «dalla tempesta in cui la pandemia» l'ha sprofondato, fuori dai tentacoli della politica invadente che lui stesso credeva di saper gestire e invece qualche sottovalutazione di troppo e dire Olimpiadi di Roma e dire Sport e Salute è dire tutto. A scaldare era il sole del pubblico finalmente ritornato a seguire un evento sportivo, proprio ieri, agli Internazionali di tennis, era il sole di Gregorio Paltrinieri che poche ore dopo ha conquistato l'oro nella 10 chilometri olimpica, era quel crono emozionante, 9''95, con cui Marcell Jacobs ha cancellato il 9''99 di Filippo Tortu nei 100 metri e avvicinato l'Italia all'America, quinto tempo stagionale dietro solo agli uomini a stelle e strisce. Lampi arrivati tutti assieme nello stesso giorno quasi a sottolineare la voglia di rinascita dello sport italiano. Uno sport che si presenta ora più forte, se questi sono i segnali alla vigilia dei Giochi «più importanti dopo quelli del 1896» ha detto Malagò, e più forte perché la vittoria schiacciante del suo massimo esponente questo ha sancito: c'è ora un presidente al terzo e ultimo mandato che

non dovrà compiacere o scendere a compromessi «anche se non l'ho mai fatto» pur di mediare

con le federazioni e farsi rieleggere, e c'è uno sport che si presenterà più forte,

più compatto e moderno davanti alla politica che tanto l'ha fatto penare in questi ultimi anni: il ritorno in giunta del calcio, dopo quattro anni, con Gabriele Gravina, parla chiaro. E le cinque donne elette ancora di più.

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