Ora li metteremo in bacheca insieme alla Vespucci, Azzurra, Luna Rossa e Agostino Straulino, l'ammiraglio velista che portò il suo classe Star all'oro di Helsinki '52. Li metteremo in cornice dorata, come la medaglia che sono andati a riprendersi nella bisbetica baia di Marsiglia dove il vento ha fatto di tutto per diventare protagonista al contrario. Caterina Banti, 37 anni ed un fidanzato a cui lanciar la dedica («è stato un santo in questi tre anni veramente duri») e Ruggero Tita, 32 anni e subito il timone rivolto alla prossima Coppa America, citati come Cavalier suggerisce, messi insieme sinteticamente Tita e Banti fan pensare a giocolieri calcistici brasiliani, con il dono del guizzo che conquista. Guizzano è vero, pure loro, ma sull'onda capricciosa e in questo caso sonnolenta. Bisogna essere campioni anche quando il vento tira contro ai portentosi Nacra 17, catamarani volanti che, stavolta, sembravano utilitarie del mare.
Ma loro sanno essere campioni di una Olimpiade, come dimostrarono a Tokyo 2021 e come ci hanno replicato nel mare marsigliese: mancava solo la Medal race (il vantaggio di partenza era consistente) per consacrarli non solo nell'Olimpo della vela, ma in quello molto più decorato dei campioni che riescono a bissare il titolo anche ai Giochi successivi. Si sono sudati la conquista con la pazienza dell'attesa. Gare rinviate di un giorno. Ieri, al mezzogiorno, finalmente il via nonostante il flebile soffio (circa 4 nodi da sud-sud ovest). Vento bizzoso e irriguardoso per la fatica di questi velisti. Tanto che i britannici ne sono stati ingannati: partenza anticipata e punizione che li ha messi fuori dal giro medaglie. Tita e Banti hanno preferito gestire, forse innervositi dal vento. Dirà Tita alla coequipier, quasi sul traguardo: «Non c'è manco da esultare». Ma poi esulterà quando la barca passerà l'arrivo da seconda classificata dietro ai francesi. Bastava tenere a bada gli argentini Majdalani e Bosco ed, infatti, i punteggi parlano chiaro: 20 punti di distacco valgono l'oro. Terzi i neozelandesi. «Oggi è stato un lavoro di controllo» ha sintetizzato Caterina, romana della zona del Flaminio con frequentazioni all'Aniene di Giovanni Malagò, presidente del Coni. «Abbiamo gestito bene, in modo tattico, senza rischiare nulla. Il vento troppo leggero complica estremamente le cose», ha concluso Tita, timoniere in barca mentre Caterina si occupa delle vele. Avevano previsto una notte di poco sonno tra esercizi per la forma e attesa del vento. Il vento si è fatto attendere, la forma è stata mantenuta, al resto ha pensato il sugo di mamma che Tita si porta sempre dietro. Eat pasta, go faster, è il motto del nostro timoniere.
Tutto cominciò a Bracciano. Tita, nato a Rovereto, faceva pratica sul lago di Caldonazzo. Ma pensava anche allo sci. L'incontro a Bracciano, con Caterina, lo convertì al catamarano misto.
Oggi la parità di genere è un traguardo raggiunto anche nella vela. Da allora hanno vinto un bronzo mondiale, poi solo ori: 4 mondiali, 3 europei. Così sono diventati una coppia d'oro. Mancava la coppia di ori olimpici. Missione compiuta.
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