Le Olimpiadi di Pechino saranno due facce della stessa medaglia: da un lato l'oscurità del Covid-19, dall'altro la luce di chi vuol realizzare un sogno. In particolare nello speed skating se si parla di contesto italiano. L'impiantistica non è a livello di potenze come i Paesi Bassi, dove la pratica del pattinaggio velocità è concepita come una religione. Il territorio neerlandese che è stato parte della formazione agonistica di Francesca Lollobrigida. L'atleta del Centro Sportivo dell'Aeronautica Militare, nata a Frascati, è cresciuta con i pattini a rotelle vincendo tutto. L'aspirazione a cinque cerchi l'ha portata sul ghiaccio e tra gioie e dolori è pronta per questa sfida. A PyeongChang quattro anni fa era tra le favorite della mass start olimpica, la gara con partenza in linea. Quel settimo posto ha rappresentato la molla per riprovarci.
Francesca, subito una domanda banale: come stai?
«Sono serena. Mi sono preparata molto bene con la squadra a Collalbo per le Olimpiadi. Finora tutto è andato secondo i piani, non resta che fare il meglio possibile in Cina».
Una stagione da incorniciare per te: due vittorie in Coppa del Mondo e due bronzi nei recenti Europei di Heerenveen sono la dimostrazione di una maturazione?
«Sicuramente sono più consapevole delle mie possibilità e l'esperienza mi ha insegnato qualcosa, ma c'è anche un discorso tecnico da fare».
Sull'apertura alle distanze classiche (1500 e 3000)?
«Esatto, precedentemente interpretavo quelle specialità come preparazione per la mass start, senza comprendere che per andar forte è necessario allargare i propri orizzonti».
Con la vittoria di Coppa del Mondo in Canada nei 3000 hai ottenuto un risultato che non si vedeva in Italia dai tempi di Chiara Simionato nel 2007 a Salt Lake City. Ma questa evoluzione è basata solo su basi motivazionali?
«Gli stimoli per cimentarsi su queste distanze sono importanti, ma è anche una questione di abitudine. Io non sono nata sul ghiaccio e quindi ho bisogno di assorbire certe sensazioni per rendere certi passaggi automatici. L'allenamento in tal senso è fondamentale e quest'anno i risultati sono stati importanti».
Con quale spirito vai ai Giochi?
«Con l'idea di giocarmele con tutte le altre. Come io ho dato il 100% per essere preparata, lo stesso riguarda le mie avversarie».
E poi le Olimpiadi sono un mondo a parte anche per le pressioni psicologiche...
«Assolutamente sì e forse questo è anche uno dei motivi per cui i Giochi a PyeongChang non sono andati per il verso giusto. L'approccio da parte mia e della squadra sarà molto diverso».
Differenze sostanziali poi ve ne sono anche per il Covid: ne hai paura?
«Difficile non pensarci perchè una volta in Cina, se il
test è positivo è tutto finito e vai in quarantena anche se ci fossero tempi di negativizzazione celeri. Sarà un contesto complicato, privo del pubblico, ma ormai è una cosa a cui siamo abituati anche in Coppa del Mondo».
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