Poco più di un chilometro separa l'ingresso del Parken Stadium da quello del Rigshospitalet. Nel primo stasera si giocherà Danimarca-Belgio, nel secondo assisterà al match Christian Eriksen, ricoverato da cinque giorni in ospedale dopo l'arresto cardiaco avvenuto nel medesimo impianto di Copenaghen. Una grande paura ancora impressa nella mente di tutti e anche per questo i pensieri e le parole della vigilia hanno avuto un solo riferimento. A partire dal c.t. danese Kasper Hjulmand: «Siamo così vicini che forse può sporgersi dalla finestra e vederci giocare. Magari indosserà la sua maglia da gioco o sentirà il rumore dello stadio. Noi scenderemo in campo per Christian e per la Nazione intera». I decibel saliranno all'improvviso al minuto dieci (un numero che non a caso è anche quello della sua divisa in Nazionale), quando i ventiseimila del Parken si alzeranno in piedi per applaudirlo. Non solo. Romelu Lukaku dopo il «Chris ti voglio bene» con cui gli ha dedicato la doppietta contro la Russia, ieri ha anticipato che «al 10' di gioco metteremo fuori il pallone, fermeremo la partita e faremo un applauso in onore di Eriksen insieme alla Danimarca».
Poi si ripartirà come spiega il centrocampista Delaney, ancora provato e già reduce da quell'Ajax-Werder Brema in cui un ictus aveva colpito Abdelhak Nouri: «Bisogna provare a tornare alla normalità, lo sport può aiutare a non pensarci eccessivamente».
Non sarà semplice a causa delle bolle anti Covid, ma fino all'ultimo in casa Belgio sia Lukaku sia Vertonghen (ex compagno di Eriksen al Tottenham) proveranno a far visita all'amico in ospedale per portargli un saluto affettuoso. Basterà uscire dallo stadio, camminare lungo i viali del Faelledparken e raggiungerlo in camera. Poche centinaia di metri, in attesa che di tutto questo rimanga solo un brutto ricordo.
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