Inter vestita da festa

I titolarissimi (escluso Dumfries), Miki che incorona Inzaghi e San Siro strapieno per spingere all'impresa contro il Bayern e centrare la semifinale di Champions

Inter vestita da festa
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Da Mkhitaryan, arriva per Inzaghi un'investitura che per un allenatore vale quanto una coppa. «Il mister ha creato questa squadra 4 anni fa. Io sono arrivato l'anno dopo e capisco che sono questo gruppo e questa atmosfera a permetterci i risultati che stiamo ottenendo». Che si giochi, dunque. L'Inter è pronta. Che arrivino pure i tedeschi e la loro voglia di rimonta. «Scordiamoci il risultato dell'andata, ma non la prestazione», il claim di Inzaghi per la serata nerazzurra.

Aspettando la festa vera, quella che Kompany e Kane gli hanno rinfacciato in Baviera. «Abbiamo esultato come era logico fare dopo una simile vittoria. E poi i nostri tifosi erano tanti». Stasera saranno molti di più, stadio esaurito (con 4.500 tedeschi) e incasso astronomico vicino ai 10 milioni (non che ci sia più gente dei soliti 72/75 mila, hanno solo alzato i prezzi; chissà che sarà dei 20 minuti di silenzio della curva Nord per il caro biglietti).

Come già prima dell'andata, Inzaghi definisce il «Bayern e il Real Madrid le due squadre più forti del mondo, le favorite della Champions», tralasciando un'altra volta il Barcellona, teorico avversario per la semifinale. Chissà se sono parole pronunciate un po' distrattamente (ma due volte in 8 giorni lascerebbero supporre di no) o per reale convinzione. Resta che lui ha tanta voglia di ribaltare gerarchie non scritte, per lo meno non indelebili. Madrid quasi fuori, Inter ancora dentro, molto dentro.

Contro ci sono la tradizione (4 vittorie su 4 del Bayern a Milano; ma i precedenti non giocano) e la forza dell'avversario (Kompany recupera Coman e Pavlovic, non Neuer), ma il risultato dell'andata e in assoluto la condizione della squadra danno fiducia e morale a Inzaghi come ai tifosi. «Giochiamo tanto, ma l'orgoglio di esserci ci aiuta», dice il tecnico. «Mai vissuta una stagione così intensa in carriera», replica Mkhitaryan, che aggiunge: «Sappiamo che è una grande occasione e che soprattutto per noi anziani potrebbe non arrivarne un'altra simile. Per questo vogliamo vincere e vogliamo andare di nuovo in finale. Io potrei giocare ancora un anno o due, o potrei anche smettere a fine stagione». Non smetterà, non con Inzaghi allenatore.

Stasera all'appello mancano solo Dumfries e Zielinski, mentre Dimarco gioca dall'inizio. Lautaro cerca l'ottavo gol stagionale in Champions (come Eto'o nel 2010-11), che sarebbe poi il suo 150esimo in maglia nerazzurra. Allenamento chiuso con le esercitazioni sui rigori, «come sempre quando ci sono le eliminazioni dirette», spiega Inzaghi, che non ha voglia di parlare del suo contratto, diventata all'improvviso la questione per molti più importante. «Per quello c'è ancora più tempo.

Aspettiamo che finisca tutto e poi affronteremo l'argomento». E da come finirà, dipenderà anche quali saranno gli argomenti in mano alle due parti: se il prolungamento dell'accordo oggi valido fino al giugno 2026 sarà di un anno oppure di due (o se non ci sarà prolungamento).

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