Ibra al capezzale del Milan. Per debellare il clima depresso seguito alla notte fonda col Liverpool e per provare a ricaricare le pile del gruppo e cementare la panchina di Paulo Fonseca, il boss si è trasferito per un giorno intero a Milanello.
Prima ha assistito all'allenamento preceduto da una sessione video dedicata all'Inter, quindi ha tenuto in pubblico una serie di colloqui che hanno avuto un intento pratico e un significato privatissimo. Precedenza a Fonseca col quale c'è stato abbraccio e un fitto one to one riferito ai problemi non soltanto calcistici emersi nella sfida di Champions. Poi è toccato a tre esponenti del gruppo con i quali Ibra si è soffermato: ha cominciato con Theo Hernandez, capitano in assenza di Calabria, è passato a Reijnders, ha chiuso la sessione con Maignan completamente recuperato (le lacrime di martedì sera, dettate dallo scontro durissimo con Tomori, erano sicuramente l'effetto della preoccupazione che montava, poi smontata dagli esami successivi; ndr) e perciò recuperato per il derby di domenica sera. Di sicuro Ibra ha provato a risollevare l'umore e a spiegare ai suoi collaboratori anche il senso di quel colloquio in solitario con lo spogliatoio per separare i due piani, quello tecnico curato da Fonseca e quello societario rappresentato dal rappresentante del fondo proprietario.
Con la panchina di Fonseca in bilico, hanno ripreso quota le candidature alternative al portoghese nel caso di un'altra derrota infernal nel prossimo derby. Confermata la presenza di Terzic a San Siro (alcune foto lo ritraggono alcune file sopra Benitez salutato da Galliani) ma - suggeriscono le fonti - senza che Ibra lo abbia mai visto.
Tra le candidature straniere sono spuntate anche quella di Tuchel e Tudor, considerato in buoni rapporti con Ibra al contrario di Allegri (i due non si lasciarono benissimo ai tempi del Milan) mentre sul fronte italiano ha preso quota quella di Sarri mai contattato peraltro anche se l'interessato non ha fatto mistero di considerare la destinazione ideale per le sue idee di calcio. È il solito giochino a cui partecipano procuratori, intermediari e pierre: è un altro dei motivi per il quale Ibra si è presentato a Milanello facendo parlare più i gesti che le parole.
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