Ibra non ha perso tempo. Nemmeno un giorno dopo aver consumato 24 ore per i festeggiamenti. Ieri è volato a Lione, si è presentato all'ospedale Jean Mermoz dal dottor Bertrand Sonney-Cottel, e si è sottoposto all'artroscopia preventivata. Da mesi era tormentato dall'instabilità del ginocchio sinistro che gli impediva di allenarsi regolarmente con il Milan, non certo di giocare qualche spicciolo di partita, compresa l'ultima a Reggio Emilia, la domenica dello scudetto numero 19, dove ha persino fatto gol di testa (annullato per fuorigioco). L'intervento ha risolto l'instabilità dell'articolazione grazie alla ricostruzione del legamento crociato anteriore con rinforzo laterale e riparazione meniscale. La prognosi stimata per la ripresa dell'attività piena è di 7-8 mesi. C'è da scommettere che Ibra brucerà i tempi come è già successo lo scorso torneo a Mike Maignan operato al polso. A gennaio 2023, magari in occasione della supercoppa d'Italia da giocare in Arabia, lo rivedremo di nuovo in campo. Già perché Ibra ha deciso e l'ha fatto intuire a Reggio Emilia con quell'arringa allo spogliatoio dopo il trionfo tricolore. «Non smetto» ha ripetuto. E così sarà. Perché Zlatan ha dimostrato la sua utilità alla causa milanista anche in queste condizioni fisiche precarie. Se è stato capace, a 40 anni, di giocare con un legamento lesionato e un menisco rovinato, figurarsi nei prossimi mesi quando potrà cominciare subito la rieducazione e poi la ripresa. È l'ennesima sfida, quella capace di procurargli la necessaria adrenalina.
Al Milan sono tutti d'accordo: Ibra è una risorsa preziosa e va sfruttato anche come mental coach. L'ha dimostrato nelle ultime settimane: allenamenti personalizzati fino al venerdì e poi sabato partitella con il gruppo per andare in panchina e giocare qualche minuto finale. «Devo stare bene» ha dettato prima di volare a Lione, scortato dal medico sociale dottor Mazzoni. Sono convinti che tornerà utile in egual misura sia Stefano Pioli, l'allenatore, che Paolo Maldini, il capo dell'area tecnica. E perciò i piani del prossimo mercato non cambieranno. Contratto rinnovato a cifre ridotte (2,5 milioni) con bonus a obiettivi. Per il ruolo di attaccante centrale oltre al confermatissimo Giroud è in arrivo Origi dal Liverpool (imminenti le visite mediche) dietro il quale dovrà crescere Lazetic, arrivato a gennaio ma rimasto dietro le quinte per un lento apprendistato.
Nel settore degli attaccanti ci sarà spazio per Ante Rebic che in questa stagione ha giocato pochissimo, pure lui tormentato da una fastidiosa tendinopatia oltre al rientro dal prestito di Lorenzo Colombo. La missione del prossimo Milan, confermata dalle parole di Gazidis e dello stesso Pioli, sarà la Champions: partendo dalla prima fascia nel prossimo sorteggio, bisognerà puntare a centrare gli ottavi di finale. E sarebbe questo il regalo per Ibra che nel 2023 sarà pronto a scaldare i motori del suo incredibile fisico.
In attesa del recupero, il Milan deve coprire i mesi pieni di settembre e ottobre più metà agosto del prossimo torneo prima dell'interruzione per il mondiale in Qatar. L'assenza di Ibra dovrà essere colmata dal potenziamento della trequarti: Adli è già sotto contratto, manca il 7, compito fino a ieri occupato da Messias e Saelemaekers.
Infine più elegante del previsto il congedo di Frank Kessiè con una intervista a una tv di lingua francese: «È il mio ultimo mese col Milan, sono arrivato 5 anni fa, lascio con il posto in Champions e lo scudetto, ho fatto il mio dovere». Si trasferirà a Barcellona, riserva di Busquets.
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