Josefa Idem quinta, ma con onore

La canoista italiana dopo una grande prestazione chiude fuori dal podio. Tre medaglie sicure nel pugilato. Petrucci: "Schwazer diventi testimonial antidoping"

Josefa Idem quinta, ma con onore

Josefa Idem, a 47 anni e alla sua ottava finale olimpica, non sale sul podio, ma entra comunque nella storia con un quinto posto nel k1 500 metri. Ottima prestazione quella della canoista azzurra che fino alla fine si è battuta per il bronzo e ha tagliato il traguarda a soli 3 decimi dalla terza classificata. "È la mia ultima gara, è stato bello sognare insieme", ha detto alla fine della gara, "In questa stagione ho visto il podio con il binocolo, aver lottato qui per il bronzo è stato un grande risultato. Sono arrivata qui in condizioni eccellenti,
è mancato solo un pò di buono".

Riflettori puntati anche su Marta Grimaldi, che nella 10 km di nuoto di fondo ad Hyde Park ha conquistato il bronzo, mentre Noemi Batki si è qualificata per la finale della piattaforma da 10 metri. Valentina Truppa, poi va a caccia di una difficilissima medaglia nella finale di Dressage di equitazione. Nel pomeriggio Elisa Blanchi, Romina Laurito, Marta Pagnini, Elisa Santoni, Anzhelika Savrayuk ed Andreea Stefanescu difendono il Tricolore nella ginnastica ritmica, mentre in serata tocchera a Daniele Greco e Fabrizio Donato tentare di risollevare gli azzurri nell'atletica e nella finale di salto triplo.

Intanto il medagliere azzurro si arricchisce con altre 3 medaglie sicure. Dopo Russo e Cammarelle, infatti, anche Vincenzo Mangiacapre supera i quarti di finale nella boxe. Il regolamento olimpico prevede che entrambi i perdenti delle semifinali conquistino a pari merito il terzo posto.

Sul fronte italiano non si arresta l'eco mediatica su Alex Schwazer. Questa mattina il marciatore azzurro fermato per l'uso di epo ha riconsegnato il tesserino dell'Arma dei carabinieri nella caserma di Bologna, dove ha sede il Gruppo sportivo di cui faceva parte. Nel frattempo il presidente del Coni, Gianni Petrucci, assicurando che il Comitato italiano era all'oscuro di tutto e che i controlli sono all'avanguardia, si augura che dopo il pentimento diventi "il leader nella battaglia contro il doping. Si deve fare questo quando si cade nel baratro, ma l’aspetto umano deve essere salvaguardato". Di tutt'altro parere il ministro dello sport, Piero Gnudi: "Chi usa sostanze dopanti deve restare fuori dallo sport.

Non si possono alterare sensibilmente i risultati: è una scorciatoia inaccettabile. Quelli di Schwazer sono esempi da non imitare, ed è giusto che chi si renda responsabile di questi comportamenti, poi arrivi a questi risultati".

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