Che cosa sta dietro la rabbia di Inzaghi

Inter stile Napoli, finalmente riposa

Che cosa sta dietro la rabbia di Inzaghi
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Dopo i 3 punti conquistati lunedì, ciò che serviva all'Inter era giusto una settimana come questa e quella dopo, finalmente senza partite dopo un mese. Merito del posto conquistato nel G8 di Champions, che concede un po' di tregua ai nerazzurri. La volata scudetto è cominciata. È troppo presto per pensare che sia solo una questione fra Inzaghi e Conte, perché 14 partite concedono speranze anche a Gasperini, lui peraltro impegnato con gli straordinari dei playoff di Champions League. Come la Juventus, primo avversario dell'Inter nel countdown verso il tricolore. Un vantaggio, a saperlo usare. Ne sa qualcosa il Napoli, che finora ha giocato 8 partite in meno dell'Inter (e addirittura 9 in meno dell'Atalanta) e ha saputo sfruttare benissimo queste settimane di soli allenamenti.

Di Inter-Fiorentina, arbitraggio a parte, l'immagine che resta della partita è l'esultanza finale di Inzaghi: c'erano gioia e anche tanta rabbia, quella che il tecnico ha poi malcelato anche nelle interviste post partita. Perché deve essere difficile fare da bersaglio appena le cose vanno male: è diffuso pensiero che l'Inter vinca perché è la più forte e che perda perché il suo allenatore sbagli qualcosa, scelte iniziali e sostituzioni, poco turnover o troppo turnover. È umano che Inzaghi patisca questo clima, pur non smettendo mai di essere scudo del suo gruppo. L'Inter è stanca, è squadra vecchia, la più vecchia del campionato, quest'anno ha conosciuto anche gl'infortuni, da cui in passato sembrava immune. Il recupero di Acerbi può essere importante, se regge.

Calhanoglu lunedì è uscito perché ammonito ma il primo tempo contro la Viola è stato il migliore dacché è rientrato, incoraggiante. La condizione di Lautaro è una garanzia, verso Torino c'è però da capire come sta l'altra faccia della ThuLa: Thuram ha segnato un solo gol nelle ultime 10 partite e lunedì è uscito zoppicando.

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