Il presupposto di partenza, alla vigilia dello «spareggio» di Leverkusen che deve portarci a Euro 2024, è che siamo campioni in carica. Dunque, l'ipotesi playoff non vogliamo nemmeno prenderla in considerazione. Certo, il macedone del Napoli Elmas, ex giocatore del nostro ct, forse esagera quando dice che «l'Ucraina non è particolarmente pericolosa per l'Italia che con Spalletti è ancora più forte».
Il nuovo profeta del calcio azzurro ha trovato gol e fiducia, il piano di volo è per ora rispettato (i tre punti con la Macedonia), ora si tratta di completare l'opera contro un avversario non imbattibile, ma sempre un ostacolo difficile. «Molti vogliono mettere timore ricordandoci l'importanza e il traguardo della partita, le motivazioni vanno oltre il timore - ha sottolineato il tecnico toscano -. Sappiamo cosa andiamo a giocarci, la domanda da porsi è: La posso vincere? Sì. Questo annulla tutti quei timori che passano davanti alla gara». E non manca lo slogan patriottico: «Dobbiamo giocare da squadra e fare innamorare gli italiani. È il momento giusto».
Per la qualificazione diretta basterebbe un solo punto in virtù della vittoria ottenuta all'andata a Milano e in fondo l'insidia è proprio questa: sapere di avere due risultati su tre. Ma certi stereotipi sono andati definitivamente in soffitta e come hanno evidenziato gli azzurri dopo la gara di Roma, non esiste più l'Italia che specula sul pari, che si accontenta, che è avara di emozioni e di gioco d'attacco. Questa è una Nazionale che vuole vincere sempre e il rischio vero sembrerebbe più quel passaggio a vuoto nel secondo tempo con la Macedonia. «Nella voglia di attaccare e pressare non dovremo mai perdere ordine e equilibrio. Dovremo fare attenzione all'attacco dell'Ucraina, è il loro reparto più forte, possono darci problemi con le ripartenze», ha ammonito Spalletti.
«Non è una partita qualsiasi: è importantissima per tutti noi». L'ex ct e Pallone d'oro Andriy Shevchenko, spettatore attesissimo stasera e nominato ambasciatore personale dal presidente Zelensky, ha sintetizzato il senso di Ucraina-Italia. Un nutrito gruppo di esuli in Germania (i rifugiati nel paese sono quasi un milione) ha accolto la nazionale gialloblù nel freddo di Leverkusen (piove e la temperatura è gelida). La scena della squadra itinerante si ripete ormai da un anno e mezzo e c'è sempre qualche famiglia che si sposta in pellegrinaggio dai giocatori e dal ct, con bambini a caccia di selfie o di autografi sulle bandiere nazionali. E il sindaco della città del Nord Reno-Westfalia ha concesso gratis la BayArena alla federcalcio ucraina.
Intanto Spalletti ha svelato che potrebbero essere quattro o cinque i cambi rispetto alla Macedonia. Pronti Di Lorenzo, Mancini, Frattesi - due gol a Milano decisivi contro i gialloblù - e Politano, aperto il ballottaggio Scamacca-Raspadori («attaccante grande o piccolo? Inseritelo voi... Ho 5 sostituzioni, l'obiettivo è farli funzionare entrambi») con il primo che appare favorito.
E su Jorginho il ct ha fatto una piccola marcia indietro: «Ha grande personalità, forse lo metteremmo in difficoltà rimandandolo al dischetto, abbiamo altri rigoristi». Sicura invece la fascia di capitano a Donnarumma: per lui 60° gettone in azzurro come Rivera.
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