"Italrugby, non siamo più gli eterni sconfitti. Ct Quesada ci ha conquistati con l'approccio"

Il neopresidente federale Andrea Duodo: "Ora tre test-match importanti"

"Italrugby, non siamo più gli eterni sconfitti. Ct Quesada ci ha conquistati con l'approccio"
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Presidente, l'ultima volta che li abbiamo incontrati gli All Blacks ci hanno rifilato 96 punti.

«Beh, direi che non si può che migliorare».

Andrea Duodo, nuovo presidente dell'Italia del rugby, si prepara ad affrontare le prime scadenze con gli azzurri impegnati in campo nei tre test match delle Vittoria Autumn Serie, tappa d'avvicinamento al Sei Nazioni 2025. In arrivo la potenza emergente del rugby mondiale, l'Argentina (il 9 novembre a Udine), poi la Georgia (il 17 a Genova), e il gran finale a Torino il 23 contro la Nuova Zelanda, allo Juventus Stadium per la prima volta prestato a un altro sport. È un banco di prova per la squadra ma in qualche modo lo è anche per il nuovo vertice della Fir, la federazione conquistata da Duodo e dalla sua cordata sfrattando il presidente uscente Marzio Innocenti, con elezioni che hanno visto la pallaovale nostrana spaccata in due, con contorno di polemiche non sempre garbate.

Ora la parola passa al campo, dove sulla panchina dell'Italrugby compie il suo primo anno il coach argentino Gonzalo Quesada: l'unica scelta della gestione Innocenti che nessuno si è sentito in grado di contestare, perché Quesada appena arrivato ha saputo girare la pagina degli eterni «sconfitti con onore». Nel febbraio scorso, quando ancora stava imparando i nomi dei giocatori, ha firmato un Sei Nazioni da incorniciare: battuto Scozia e Galles, pareggiato con la Francia, fatto sudare l'Inghilterra. E soprattutto dimostrato una creatività, una voglia di divertirsi, che da anni mancava. Confermando quello che molti sostengono da tempo: che al rugby italiano serve un allenatore di scuola latina, uno in grado di entrare in sintonia con la lingua e la testa della squadra e del campionato che le sta dietro.

Forse, presidente Duodo, potevamo arrivarci un po' prima, anzichè intestardirci con allenatori bravi tecnicamente ma lontani anni luce dalla nostra mentalità...

«Le scelte del passato - dice Duodo - sono difficili da giudicare. Sicuramente Quesada ha caratteristiche più simili alle nostre, viene da un paese dove una buona parte della popolazione è di origine italiana, e questo sicuramente aiuta. Lui ha cominciato subito bene, mi piace molto il suo approccio, questa latinità che ci accomuna».

Quesada si troverà davanti il mese prossimo a due sfide da fare tremare i polsi: la sua Argentina, vera potenza emergente del rugby mondiale, e poi gli All Blacks. Li abbiamo incontrati diciassette volte e abbiamo perso tutte e diciassette le partite, a volte - compresa l'ultima - con passivi imbarazzanti.

«Ma il passato - dice il presidente federale - deve essere uno stimolo in più per

fare una performace all'altezza dell'impegno che si attende. Ci misuriamo con i migliori del mondo e lo sappiamo, io mi aspetto che l'Italia metta in campo anche a Torino tutti i progressi che sta compiendo. Poi si vedrà».

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