Il problema non è pagare la multa. Juventus sa come corrispondere il dovuto all'Uefa, ne ha ampie possibilità, nella Torino del fantacalcio si mormora di un rifinanziamento e della possibilità di nuovi investitori. Il problema è uscire dalle sabbie mobili nelle quali si è venuta a trovare per responsabilità dei lanzichenecchi della precedente gestione. Il cerchio beffardo si è completato con il ripescaggio, in conference league, della Fiorentina, club al quale la Juventus dovrà versare parte della vendita di Dusan Vlahovic. Che altro può accadere di maligno e ridicolo al tempo stesso? Per esempio Lukaku. L'idea, prima esclusa e poi rivalutata, rispedisce la Juventus dal limbo all'inferno. Non si tratta di opinare sulle qualità del calciatore, si discute della scelta imprenditoriale, dell'investimento su un atleta di trent'anni con salario importante, che, al termine del contratto, non avrà creato plus valore, anzi non avrà mercato, come invece accade con Vlahovic. Dunque una scelta nuovamente scriteriata, in stile Paratici-Arrivabene-Agnelli.
É anche vero che il costo del serbo, 35 milioni di euro tra ammortamento e stipendio, non sia sopportabile da una società con un bilancio paurosamente critico e con la certezza di non poter incassare un solo euro dalle competizioni internazionali. Organico affollato e di difficilissima redistribuzione verso altre squadre, per ingaggi illogici e valore sovrastimati dei calciatori. Con tali premesse, l'impegno dei nuovi dirigenti sembra una mission impossible, l'ambiente juventino, intendo la tifoseria, già non eccitata dalla permanenza di Allegri, è andata nei fumi per la trattativa Lukaku parallela al passaggio di Cuadrado all'Inter e all'esilio di Bonucci, per alcuni un idolo da celebrare, per altri un cartonato da trasferire al Museum.
Una riflessione su Allegri è doverosa e prescinde dalle qualità professionali indiscutibili: il livornese è tornato su scelta univoca di Andrea Agnelli, non accolta favorevolmente dal resto della dirigenza bianconera, Paratici prima e Arrivabene dopo, con Nedved primo critico. Di solito, per dignità professionale, quando chi ti ha scelto, per un incarico dirigenziale plurieannale, rassegna le dimissioni, sarebbe opportuno seguirlo nella stessa direzione, soprattutto dopo risultati negativi, mettendosi a disposizione come fece Marcello Lippi. Allegri, astutamente ed egoisticamente, non ha nemmeno accennato al gesto, in modo gattopardesco tutto è rimasto come era, fingendo il cambiamento. La Juventus deve ripartire da zero ma si rimette in moto con lo stesso pilota ed un altro problema enorme da affrontare: la rescissione del contratto di Paul Pogba.
Non ci sono alternative per chi non può garantire le prestazioni. Ballano milioni pesanti e per più anni. Ci vuole coraggio e, di nuovo, un atto di dignità, da entrambe le parti. Il resto è pura propaganda che serve più ai nemici che alla squadra e alla società bianconera.
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