Löw: "Vai, sei meglio di Messi". E fu "Mariocanazo"

La vittoria tedesca nasce dall'investimento sui giovani. In 12 anni spesi circa 800 milioni di euro nel settore giovanile. Con una serie di regole ferree

Löw: "Vai, sei meglio di Messi". E fu "Mariocanazo"

Un paio di mesi fa la stampa britannica commentava con stupore la nomina del pressoché sconosciuto Andries Jonker a capo del settore giovanile dell'Arsenal. Non di un club qualsiasi, bensì di una delle società inglesi maggiormente all'avanguardia sotto il profilo della scoperta e valorizzazione di talenti. Olandese di passaporto ma tedesco di formazione, Jonker è uno dei tanti personaggi del mondo del calcio che lavorano sottotraccia; assistente di Louis van Gaal prima nel Barcellona e poi nel Bayern Monaco, due anni fa ha lasciato l'ormai ex ct della nazionale olandese per gestire il vivaio del Wolfsburg. Organizzato a immagine e somiglianza di quello del Bayern Monaco, il club che ha fornito più giocatori alla nazionale neo-campione del mondo di Joachim Löw. E dal momento che l'Arsenal ha deciso di adottare in toto il modello bavarese, la scelta è caduta su un personaggio che questo modello non solo ha avuto il privilegio di osservarlo in prima persona, ma che è anche riuscito ad esportarlo con successo.

Quello di Jonker è solo un esempio di come il recente titolo mondiale della Germania vada ben oltre il mero successo ottenuto in campo, ma affondi le proprie radici in un progetto strutturato che ha avuto il via una decina di anni fa su impulso della DFB, la Federcalcio tedesca. Riassumendo per sommi capi, a partire dalla finale del Mondiale 2002 persa contro il Brasile la DFB ha investito circa 800 milioni di euro nel settore giovanile, imponendo ai club le seguenti regole: staff tecnici professionali (tutti i vivai devono obbligatoriamente annoverare nel proprio staff un numero minimo di allenatori con patentino B, uno psicologo sportivo, un medico e un fisioterapista); strutture di alto livello (obbligatorio un centro medico con sauna, area massaggi e fitness); “quote” a favore dei talenti locali (in ogni squadra ci devono essere almeno 12 giocatori di nazionalità tedesca); filosofia formativa comune e in completa rottura con il passato (non più privilegio di atletismo e forza fisica, ma di tecnica, visione di gioco e multifunzionalità del giocatore).

L'enorme sforzo di investimento nei giovani ha dato i suoi frutti proprio in Brasile, dove sei giocatori dell'undici titolare base di Low provengono dalla Germania under 21 campione d'Europa nel 2009: Manuel Neuer, Mats Hummels, Jerome Boateng, Benedikt Howedes, Sami Khedira e Mesut Ozil, mentre il match-winner della finale, Mario Gotze, all'epoca era addirittura troppo giovane per far parte della selezione. Figlio di un professore universitario, il 22enne bavarese è con Schurrle il solo nazionale tedesco a essere nato dopo la riunificazione della Germania.

È cresciuto nella città per la quale la locale amministrazione tempo fa coniò lo slogan «Memmingen, città di opportunità». Decisamente profetica. Come Löw, che al 43' del secondo tempo gli ha detto: «Entra e segna, sei più forte di Messi». Mario ha ascoltato, è entrato e ha risolto la finale: il «Mariocanazo» dell'Argentina.

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