L'incredibile bellezza di poter tifare un italiano

Obliterati il brusco risveglio e la delusione nel vedere le due Ferrari perdersi a Melbourne, è stato un attimo pigiare il telecomando della passione per seguire il figlio di tutti noi o compagno di classe dei nostri ragazzi: Kimi Antonelli

L'incredibile bellezza di poter tifare un italiano
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È quasi insostenibile la bellezza del poter essere diversamente tifosi. L'abbiamo riscoperta ieri all'alba, dopo decenni. Perché non siamo più abituati - forse non lo siamo mai stati - a trepidare e soffrire per qualcuno che non guidi di rosso vestito e non sia un tedesco, brasiliano, finlandese, spagnolo, monegasco o inglese di passaggio a Maranello. Salvo una parentesi firmata Trulli e Fisichella su Renault a inizio anni Duemila, era dai tempi di Riccardo Patrese sulla Williams dei primi Novanta che non eravamo soliti cambiare il canale del tifo, puntando su un pilota italiano in grado di vincere quando la Ferrari si ingarbugliava uscendo dalle rotte di un possibile successo. Se la nazionale rossa dei motori ci abbandonava, se ci tradivano i suoi talenti stranieri che ancor oggi facciamo finta siano italiani, non restava che seguire mestamente le gesta altrui fra le quali, negli ultimi tre lustri, quelle del tedesco Vettel quando era alla Red Bull, quelle dell'inglese Hamilton alla Mercedes, quelle dell'olandese Verstappen. Questa volta no. Obliterati il brusco risveglio e la delusione nel vedere le due Ferrari perdersi a Melbourne tra errori collettivi e limiti tecnici, è stato un attimo pigiare il telecomando della passione e cambiare il canale del tifo, ignorando Norris e Verstappen, per seguire il figlio di tutti noi o compagno di classe dei nostri ragazzi: Kimi Antonelli. In una gara tormentata da una pioggia bastarda, capace di andare e venire, trasformando l'asfalto in un sapone di Marsiglia, questo diciottenne fresco di patente («ho sbagliato una domanda di teoria ed ero nervoso nel guidare su strada...» ha detto poche settimane fa), non si è per nulla intimorito sul sapone, e a trecento all'ora da 16° ha chiuso 4°.

Infilando record su record, fra cui quello che sta più a cuore a tutti noi: miglior esordiente italiano da oltre mezzo secolo, quando Ignazio Giunti concluse 4°, perdipiù su Ferrari. Adesso lasciamolo crescere, ma cullandoci all'idea che al contrario di Fisichella, Trulli e Patrese non si trova in un team di F1, e che team, per fare la seconda guida.

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