
Tre dita alzate a indicare l'obiettivo triplete. Al poker e ai suoi bluff, Inzaghi preferisce la schiettezza della briscola: getta il carico, nel dopo partita di Rotterdam, per dire che non ci si nasconde nella ricerca dell'en plein. Per l'emergenza d'organico in cui è maturato il successo in casa Feyenoord, l'allenatore alza pollice, indice e medio a chi gli chiede su quanti fronti l'Inter voglia competere. Domanda lecita, visto che è proprio Inzaghi ad aggiornare la conta delle partite in stagione: saranno 41 sabato sera con il Monza e ne potrebbero mancare una ventina al termine.
Ma Inzaghi ha l'asso di Bastoni da giocarsi per convincersi che la sua Inter può provarci sino in fondo in Champions come in campionato e Coppa Italia. Spirito di sacrificio e intercambiabilità: al de Kuip il difensore cremasco si è adattato al ruolo di esterno, scalando quando Acerbi si alzava in proposizione, allargandosi e prendendo il fondo quando giocava da quinto. Senza Dimarco, Carlos Augusto, Zalewski e Darmian, è toccato a Bastoni rimodularsi in fascia senza batter ciglio e, soprattutto, riuscendo a lasciare il segno. Da regista basso della manovra, a uomo di corsa e dribbling, soprattutto nel finale. Aggiungendo uno step in più alla sua scalata tra i grandi difensori della scuola italiana - come anche in Nazionale ha già dimostrato e di quella interista. Nel solco dei Brehme e dei Facchetti. «La sua è stata una prova da difensore di livello mondiale», lo ha consacrato Inzaghi: «Ha capito l'esigenza della squadra».
Bastoni entra nelle rotazioni sul campo (1 gol e 5 assist stagionali) ma non in quelle degli effettivi: Inzaghi a lui non rinuncia mai e i numeri dicono perché. In Champions (sostituito 4 volte su 8), unica panchina con l'Arsenal e unica sconfitta (con unico gol subito) in 8 partite. In campionato (19 su 26), panchina solo con il Monza e 1-1 finale. Inzaghi lo gestisce semmai nel minutaggio, sebbene anche questo sia un rischio: con Bastoni che lascia il campo, sono arrivate sconfitte pesanti (1-2 Milan a settembre, 7' dopo la sostituzione, poi 1-0 Juve a febbraio, 12' minuti dopo l'uscita). Gol incassati, seppur senza incidere nell'esito della gara, contro Udinese, Torino, Parma, Empoli e Fiorentina.
Per non dire di Napoli, quando Inzaghi nel finale della sfida scudetto ha sì temuto di non averla la squadra da triplete, nel confusionario finale dopo l'infortunio di Dimarco: fuori Bastoni all'ottantesimo, pari di Billing 350 secondi dopo. Bastoni, 25 anni, ha sin qui giocato 2758 minuti. Con la cenerentola Monza, domani potrebbe rifiatare, ma probabilmente non lo farà. C'è sempre bisogno di lui, soprattutto se l'obiettivo è davvero il triplete.
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