Sbattere le palpebre 8 volte, pronunciare 75 parole, allacciarsi una scarpa, mandare un messaggio, soffiarsi il naso. Sono tutte cose che una persona normale può fare in più o meno 32 secondi. Ma se ti chiami Romelu Lukaku, di professione fai il calciatore e la tua professione la sai fare piuttosto benino, in 32 secondi puoi anche sbloccare una partita. Un gol dei suoi, partendo in velocità a campo aperto, inarrestabile, e calciando forte con il destro. 32 secondi per aprire e di fatto anche chiudere la gara con un Genoa troppo arrendevole per fare paura all'Inter. Un'Inter che non si ferma, e complice lo stop della Juve a Verona, lascia la Signora dietro di 10 punti, l'avversario che Conte considera più pericoloso tra quelli che inseguono la capolista. Prima della classe e consapevole. Se alla vigilia il tecnico aveva parlato di esame di maturità, con il Genoa è arrivata una promozione a pieni voti.
Non tanto e non solo per il risultato finale ma per il modo in cui i nerazzurri hanno condotto la partita. Sicuri, tranquilli, senza patemi. Senza nemmeno un'ombra di quella pericolosa pazzia compagna di viaggio per troppi momenti alla fine carichi di rimpianto. Costante controllo della gara, possesso palla mai incerto, una sola parata per Handanovic. Ecco, a voler trovare il pelo nell'uovo, dopo l'immediato vantaggio ci ha messo un po' troppo l'Inter a chiudere davvero la gara ma se alla fine vinci 3-0 c'è davvero poco da dire.
Va bene, mentre Conte manda in campo la formazione tipo del momento, con Eriksen confermato nel mezzo e Darmian al posto dello squalificato Hakimi, il Genoa (proprio come la Sampdoria) fa turnover massiccio in vista del derby della Lanterna di mercoledì sera e rinuncia a Criscito, Zappacosta, Masiello, Badelj, Zajc e Destro dall'inizio, facendo poi rifiatare anche Strootman e Radovanovic. Ma non c'è mai stata partita vera. Dominio territoriale senza nessun problema, pieno controllo della gara, messa in ghiaccio però soltanto al 24' della ripresa con un destro di Darmian, servito ancora da Lukaku, e archiviata definitivamente da Sanchez 8' più tardi dopo una respinta di Perin su tiro, manco a dirlo, del solito Big Rom, con il var che convalida dopo un paio di minuti di check.
«La squadra sta prendendo coscienza dei propri mezzi. Sta maturando tanto. Teniamo le antenne alzate fino alla fine se vogliamo fare qualcosa di bello», gongola e lancia segnali al tempo stesso Conte.
Quella che sembra una macchina perfetta, può essere frenata, al momento, solo dalle notizie che arrivano da oriente, con il disimpegno totale dal calcio del gruppo Suning, limitatamente alla Cina. E in Italia? Per ora impegno confermato e testa sul pezzo. Rovinare tutto sul più bello sarebbe una pazzia eccessiva anche per l'Inter.
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