È la prima ma cominciamo a far fatica a ricordarci l'ultima. Quella di Filippo Pozzato, nel 2006, uno che sa perfettamente cosa significa vincere la Sanremo, la classica di apertura, uno dei cinque monumenti del ciclismo che conta, al pari di Fiandre, Roubaix, Liegi e Lombardia. È la classica di apertura, che apertura però non è più perché si corre già da quasi tre mesi, in ogni angolo del mondo, ad ogni latitudine, su ogni traguardo.È la prima che vale. Che ha un peso e una storia, che apre la stagione delle grandi classiche, perché la Sanremo nata nel lontano 1907 con la vittoria di Lucien Petit-Breton vanta un albo d'oro che non è secondo a nessuno.
È la prima, quella che segna la Pasqua laica del ciclismo che risorge e si risveglia dal torpore invernare. Torna al sabato, dopo alcune edizioni non felici di domenica. L'equazione Sanremo a San Giuseppe fa parte della storia, anche se nella ultra secolare vita del mondiale di primavera non è sempre andata così. Certo, per molti anni, soprattutto nella fase centrale della sua vita - quella compresa fra gli anni Quaranta e Settanta - la Sanremo ha eletto il 19 marzo a sua data simbolo: erano anni nei quali la ricorrenza di San Giuseppe veniva celebrata con una giornata di vacanza dal lavoro e dalla scuola. È un 19 marzo nel 1983, quando in maglia iridata Giuseppe Saronni trionfa nella città dei fiori: ultimo campione del mondo a vincere il mondiale di primavera.
Oggi ci prova Peter Sagan, slovacco campione del mondo in carica, che dovrà però fare molta attenzione a corridori del calibro di Kristoff, Cancellara e Greg Van Avermaet, Gaviria, Bouhanni e Matthews, oltre ai nostri Bonifazio, Viviani, Colbrelli e Pozzato. Ma ci sarà anche lui, il campione d'Italia Vincenzo Nibali: non è un corridore da Sanremo, ma è da battaglia. E si sa, la Sanremo è una magnifica battaglia aperta a tutti. Basta disporre di fantasia e coraggio, e il siciliano di coraggio e fantasia ne ha da vendere.È la prima, ma è anche la più lunga, con i suoi 300 km dalla Madonnina alla Riviera. È la più bizzarra, indecifrabile e sconclusionata delle corse. Quasi sette ore di bicicletta, per poi generalmente giocarsi tutto sul Poggio, negli ultimi chilometri.
Corsa palpitante per i corridori, da rischio coronarie per tutti gli aficionados. Unica anche in questo, per il suo spettacolo brevissimo e intensissimo. Una botta di adrenalina allo stato puro che non ha eguali. Quello che ci vuole dopo un inverno trascorso ad aspettare il grande ciclismo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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