Lopetegui, film già visto? Ma Pioli stavolta salta e Conte manda messaggi

Il tecnico spagnolo può fare la fine di Rangnick mentre l'allenatore salentino "smonta" le sue condizioni

Lopetegui, film già visto? Ma Pioli stavolta salta e Conte manda messaggi
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È già successo, può succedere ancora. È già successo che il primo Milan di Elliott, con Gazidis al comando del club e con la coppia Boban-Maldini alla guida dell'area tecnica, cambiasse cavallo all'ultima curva prima d'imboccare il traguardo della scelta definitiva di un nuovo allenatore. Allora, partiti da Giampaolo poi subito messo alla porta (da Boban che ne colse l'inadeguatezza al timone tecnico rossonero), si arrivò a Pioli (dopo rinuncia di Spalletti per opposizione dell'Inter). Durante la pandemia quel Milan puntò dritto su Ralf Rangnick, tedesco, attuale ct austriaco, che commise l'errore madornale di anticipare interviste a raffica sul futuro del Milan provocando l'ira legittima di Maldini (rimasto nel frattempo solo per il licenziamento di Boban). Anche allora il contratto quasi firmato si polverizzò in poche settimane, Gazidis puntò sulla conferma di Pioli e avvenne la lunga attraversata del deserto che portò allo scudetto del maggio 2022. Può succedere anche adesso visto che lo scenario è quasi identico e cioè che le indiscrezioni giornalistiche puntano sul profilo di Julen Lopetegui, bocciato da tifosi e critici, in cima a una lista di tecnici stranieri preparata da Moncada. E anche questo è un aspetto molto curioso. Allora come oggi sembra che il capo del settore scouting del Milan abbia una sorta di allergia ai tecnici italiani e sia intrigato invece da quelli stranieri.

Di sicuro c'è che nella lista del gradimento attuale non compaiono i due candidati che vanno per la maggiore tra critici e chat dei tifosi rossoneri e che sono: Antonio Conte in testa per distacco, seguito da Roberto De Zerbi. E se per quest'ultimo si può capire una sorta di incompatibilità calcistica con le idee e la filosofia del tecnico bresciano, di sicuro quella per Antonio Conte è figlia di uno strumentale pregiudizio alimentato, per certi versi, anche da una narrazione ostile. Quale? Beh, quella secondo cui Conte vorrebbe preparare una lista onerosa di acquisti. E ancora: quella secondo cui al primo mancato risultato rivolgerebbe al club la responsabilità mentre si iscriverebbe soltanto i meriti in caso di successo. Sono luoghi comuni. Smentiti dallo stesso interessato che qualche tempo fa ha riferito a un amico la sua autentica linea guida («ho bisogno di emozionarmi») e il suo profondo rispetto per Stefano Pioli al quale spedì le congratulazioni per lo scudetto, tra i primi. Il pensiero di Antonio Conte, sul tema, è molto semplice: non chiede né contratti faraonici né acquisti costosi. Nel passato storico del Milan è vero che il ciclo berlusconiano fu aperto dalla scoperta di due allenatori definiti dalla stampa dell'epoca i signor nessuno, e cioè prima Arrigo Sacchi e poi Fabio Capello ma è altrettanto vero che quel tipo di scelta fu adottata da un club di grande personalità ed esperienza (con Galliani e Braida in sede) che riconosceva al suo presidente Silvio Berlusconi il tocco magico poi puntualmente confermato dai risultati in campo. Qui, a Cardinale e in particolare a Ibra che è al debutto nella veste di capo area tecnica, questa statura non viene riconosciuta.

Per questo è già successo e può succedere ancora che ad aprile Lopetegui si senta tecnico del Milan e che a giugno venga accolto a Milanello un altro. Non Pioli, il quale comunque avrebbe dalla sua, l'appoggio incondizionato dello spogliatoio.

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