Non solo moda. Non solo musica. Non solo gay. Il 7 novembre 1991 tutto cambiò e l'annuncio di Magic Johnson («sono sieropositivo») ribaltò un mondo che da alcuni anni era scosso, preoccupato, terrorizzato dal diffondersi dell'Aids ma si era anche confortato nella percezione che tutto questo potesse accadere solo ad alcune categorie di persone. E non certo a uno sportivo, attivo, sano. «Mi batterò contro questa malattia e voglio diventare l'immagine di questa lotta: a volte pensiamo che possa prendere solo i gay, che a noi non possa succedere, ma invece può colpire chiunque. Anche me, Magic». Che oggi compie 60 anni, a quasi 28 di distanza dall'annuncio che fece scoppiare in lacrime molti compagni di squadra dei Los Angeles Lakers e alcuni giornalisti che si erano recati alla conferenza stampa già allarmati, per i toni con cui era stata frettolosamente convocata, ma lontanissimi dal sospettare quello che avrebbero sentito. Magic nonostante la malattia - causata da una sfrenata attività eterosessuale - fece in tempo a tornare in campo nell'indimenticabile Dream Team vincitore delle Olimpiadi del 1992 e nei Lakers per un breve periodo nel 1996, e ha poi aperto strade nell'imprenditoria, muovendosi in vari settori tra l'immobiliare, il commerciale e il finanziario, con tantissimi successi e solo qualche episodio negativo: è solo di alcuni mesi fa la sua rinuncia dopo due anni, al ruolo di presidente dei Lakers, a cui portò LeBron James nell'estate del 2018. E in tutto questo, un faro nella lotta alla tremenda malattia, che ha tenuto in secondo piano, come un ronzio che infastidisce ma non ti impedisce di vivere la tua vita.
Il suo sorriso, un marchio di fabbrica dei cinque titoli Nba conquistati, non si è spento nemmeno quando il fisico attorno ad esso ha cominciato ad appesantirsi, come del resto logico per un uomo di oltre due metri sottoposto a cure costanti, e Magic, nome di battesimo Earvin, ha tenuto fede sempre al suo soprannome, all'inizio avversato dalla madre, profondamente religiosa e contraria a ogni forma di stregoneria. Sempre meglio di Garbage Man, il Netturbino, che gli avevano rifilato quando da ragazzino accompagnava il padre a consegnare in discarica il contenuto dei bidoni del quartiere.
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