MaMa che Juve! Che vorrebbe essere Mamma che Juve! Ma meglio ricordarla così: Matri e Marchisio e la Juve va verso i quarti. Ma come marchio per una partita di ritorno senza patemi e problemi. Terzo gol di Vucinic, sprazzi di qualità in una partita densa di quantità. Una squadra italiana torna a vincere al Celtic Park dopo 44 anni. L'ultima volta fu Pierino Prati a mettere la ciliegina per il Milan in un quarto di finale di coppa dei Campioni. Matri e gli altri due possono sentirsi in buona compagnia. Ieri sera il centravanti ha messo il piede del Fato, il principino ha dimostrato che sono una coppia di fatti. Segnano un gol duplice per evitare distrazioni arbitrali. Poi si ripropongono nel duetto concluso da Marchisio. Esaltante per la Juve.
Il piede del fato è tornato a colpire dopo tre minuti. Stavolta Matri non si è perso la scarpa, ma ha rischiato di perdersi il gol per quei giochi bizzarri del pallone che ti lascia l'impressione del dentro-fuori e che solo la moviola può risolvere. E, in effetti, per l'Uefa ha risolto soprattutto la moviola, se è vero che il tabellone dapprima aveva assegnato il gol a Marchisio con valutazione riveduta e corretta dopo qualche minuto. Idea proposta anche dal sito Uefa con tanto di immagine esplicativa. Unica certezza il gol, autentico, immediato, inebriante per la Juve e da metter i nervi al Celtic che non si è negato nulla: gran correre, tanto ardore, aggressività, poca fantasia, entrate senza andar per il sottile, tanti tiri e molto fumo. Invece la Juve ha pescato subito il lancio giusto e il difensore fesso, quel bambolone sciagurato del nigeriano Ambrose, schierato sulla destra, infilato in squadra solo all'ultimo, di ritorno dalla coppa d'Africa.
Il gol juventino ha voluto seguire le indicazioni del thrilling: Matri che fugge, portiere scozzese avventuroso (anche nel terzo gol), tiretto (roba da farsi venire i rimorsi) destinato a rantolare in gol se non fosse intervenuto un prodigo piede difensivo a cacciar via la palla: ampiamente entrata. L'arbitro è rimasto con il fischio in gola e la Juve non ci ha badato affidando il tiro decisivo a Marchisio. La logica dice che abbia visto la rete di Marchisio, non quella di Matri.
La gran festa si è tramuatta in gran sguardi bassi sulle tribune meravigliose del Celtic Park. Un cartellone pubblicitario che dice: drive to Wembley che, per chi non lo sapesse, è lo stadio destinato alla finale di Champions. Tutto fa atmosfera da quelle parti tra tensione e agonismo. Scozzesi non più ultimi arrivati della Champions. Un po' come la Juve che ieri sera ha mandato al gol per la prima volta in questa Europa il cannoniere prediletto degli ultimi tempi: tre reti in nove giorni.
Poi non è stata poesia calcistica, ma gran rimboccarsi di maniche e correre dietro ad avversari che si sono battuti come comanda orgoglio scozzese. Conte che dice: non fate i matti a difensori trincerati e sgomitanti. Commons torello d'assalto pronto a sferrare tiri appena a portata di mira. Wanyama, il fratello di Mariga, determinato dalle conclusioni da fuori area. Buffon attentissimo a ribattere colpo su colpo, Lichtsteiner un po' troppo litigioso con Hooper eppoi Brown. Pirlo preso di mira da Brown, tanto da uscirsene con qualche litigata poi condita e riscattata dai lanci del regista juventino che hanno sempre messo in crisi il lento assetto difensivo scozzese. Juve che ha lottato e non ha mollato metri a centro campo, ha frenato gli avversari sulle fasce, dove Peluso ha mostrato il meglio nel riproporsi all'azione.
Partita da calcio con pochi tatticismi e molto orgoglio: Celtic senza il killer instinct in attacco che, invece, la Juve ha dispensato sempre al momento giusto. Dopo il gol al terzo minuto, ecco il raddoppio dopo 32 minuti della ripresa, quando le panchine cercavano i cambi e il Celtic un affondo decisivo. Anche stavolta il meglio delle verticalizzazioni ha prodotto il duetto dei soliti due: Matri smarca e Marchisio rientra, cambia l'onda d'urto e conclude.
Difesa scozzese tagliata a pezzi: tecnica e qualità hanno fatto potere. Come ha dimostrato poco dopo Vucinic con il terzo e ubriacante gol. Tanto che la Juve si è potuta perfino permettere di far esordire Anelka. Proprio vero: le vie del pallone sono infinite.
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