Roma - La notizia - già certa dopo la risoluzione del contratto che legava Roberto Mancini allo Zenit San Pietroburgo - da ieri sera è ufficiale: sarà lui il prossimo ct della nazionale, fino al 2020, con un ingaggio di 2 milioni netti all'anno più un bonus legato alla qualificazione ai prossimi Europei. Se si pensa che in Russia di milioni ne prendeva quasi 6 a stagione ma ha accettato di stracciare il contratto rinunciando a due anni di stipendio e alla buonuscita, si capisce quanto il Mancio ci tenesse a tornare a casa.
È atterrato a Fiumicino ieri mattina alle 12.30 e poco dopo i suoi legali si sono incontrati con la controparte federale per definire i famosi ultimi dettagli, nel caso di specie la composizione dello staff. Impossibile, per Mancini, portare con sé tutti i suoi collaboratori, ossia Gregucci, Salsano, e i preparatori atletici Carminati e Scanalino: per questioni di budget e perché la federazione aveva altri nomi importanti da inserire nei quadri, a cominciare da Andrea Pirlo. Stamattina (ore 12) al centro tecnico di Coverciano la squadra del nuovo commissario tecnico sarà svelata.
Nel frattempo, comunque, il commissario della Figc Fabbricini che ha controfirmato il contratto e posato con lo stesso Mancini e Costacurta per le foto ricordo gli ha già dato il benvenuto: «C'è soddisfazione soprattutto perché Roberto ha manifestato la volontà forte di essere su questa panchina, che è il suggello di una carriera». Non era la prima scelta - c'era stata inizialmente una suggestione Conte, dopodiché si era puntato su Ancelotti che cortesemente ha declinato l'offerta - ma sarà comunque il secondo ct più pagato della storia, dietro a Conte (4,5 milioni anche grazie all'aiuto dello sponsor) ma davanti a Prandelli (1,7), Ventura (1,5) e Lippi (1,3).
Mancio avrà la possibilità di fare pace con la maglia azzurra, che da giocatore ha indossato 36 volte senza mai lasciare il segno. Colpa di una fuga dal ritiro a New York nell'estate del 1984, quando non aveva ancora 20 anni: Bearzot non gliela perdonò e lui perse il treno, anche perché poi all'orizzonte spuntò un certo Baggio.
Da ex testa calda è l'allenatore giusto per rilanciare Balotelli, che conosce bene avendolo avuto sia all'Inter che al City.
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