di Tony Damascelli
Scelta improvvida quella della Juventus che porta in tribunale Massimiliano Allegri, giustificandone il licenziamento per giusta causa. Improvvida e inelegante soprattutto in questo periodo delicato per il club, i suoi massimi dirigenti e rappresentanti. Allegri diventa vittima dopo essere stato protagonista negativo, plateale e sguaiato di un finale di carriera comunque gloriosa. Delle due l'una: il tribunale sportivo ha condannato a due giornate e cinquemila euro di multa il tecnico livornese per il comportamento tenuto in campo durante la finale di coppa Italia, in contrasto clamoroso con tale verdetto la Juventus ha deciso di adire le vie legali contro lo stesso allenatore che, a sua volta, assistito dal proprio avvocato, Paolo Rodella, dopo aver presentato le deduzioni difensive si accinge a proseguire una azione per danni, considerato che il suo apporto professionale si è completato con la qualificazione alla prossima Champions league e con la vittoria della coppa Italia. Ma scorie interne, antichi dissidi con alcuni dirigenti, Francesco Calvo fra questi, gli screzi continui con Cristiano Giuntoli, esplosi durante la cerimonia di premiazione della partita di Roma contro l'Atalanta, hanno provocato non soltanto l'allontanamento ma anche questa causa civile che si protrarrà nei tempi della giustizia ordinaria ma che potrebbe portare ad una svolta negativa per la stessa Juventus che, nell'attesa, dovrà mettere a bilancio la cifra prevista dal contratto con l'allenatore, iscrivendola nel fondo per rischi, destinato a fronteggiare passività potenziali con probabilità che si verifichino.
Vista la situazione contabile della società bianconera, non c'è da stare allegri, con la vocale minuscola, anche perché voci non smentite mormorano di altri licenziamenti all'interno del club. Tra l'altro la stessa Juventus è tornata a far parte dell'Eca, dopo esserne stata espulsa, un altro colpo di Elkann al cugino Andrea Agnelli. Parenti e serpenti per una ingiusta causa.
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