Riavvolgendo il nastro dell'era Sarri al Napoli, 14 mesi fa Mertens e Insigne erano spesso uno l'alternativa dell'altro. E a marzo, quando gli azzurri si trovarono al bivio stagionale nel doppio confronto campionato-Coppa con la Juve, con Dries inventato falso nove e Lorenzo che aveva appena toccato il suo record stagionale di reti, il loro rinnovo contrattuale con il club di De Laurentiis era tutt'altro che certo. Ma a luglio, nel ritiro di Dimaro, è nato il patto scudetto tra i giocatori con il presidente che ha voluto mandare un segnale forte alla piazza, accontentando le richieste di Sarri e dello spogliatoio. La conditio sine qua non, per vincere nonostante una concorrenza accresciuta, era appunto la conferma della rosa. E «blindare» i big, tanto che ai due folletti dell'attacco partenopeo sono stati assicurati ingaggi lordi di circa 9 milioni a testa, un'enormità se commisurati al fatturato standard del club.
Oggi i piccoletti terribili del tridente di Sarri ritrovano i bianconeri in una notte tra le più importanti della gestione De Laurentiis. La prospettiva di volare a +7 sui bianconeri è allettante, ai tifosi azzurri non tremano i polsi come in altri anni a dimostrazione che l'ambiente sta maturando per gestire la tensione di gare del genere. «Una partita importante, ma non decisiva», il refrain del gruppo di Sarri.
Insigne arriva all'appuntamento da stakanovista della rosa, stasera infatti giocherà la 60ª partita di fila da titolare, nonostante l'affaticamento muscolare e il lavoro personalizzato svolto a Castelvolturno. La sfida con la Juve rappresenta la chiusura di un cerchio: nella gara del San Paolo del 29 ottobre 2016 proprio contro la Juve si rese protagonista di una plateale reazione nei confronti di Sarri, reo di averlo sostituito dopo un'ora sull'1-1. Da lì è fiorito un rapporto mai così solido. E ora che il binomio con l'allenatore lo ha trasformato nel miglior esterno offensivo della serie A, messa alle spalle la delusione del mondiale fallito senza un ruolo da protagonista nello spareggio con la Svezia, vuole regalare ai suoi tifosi una superprestazione per lanciare in orbita le quotazioni scudetto. Nella settimana di avvicinamento alla gara di stasera ha aggiunto un altro tatuaggio alla sua collezione: quattro leoni «disegnati» sulla schiena che identificavano lui, la moglie Jenny e i figli Carmine e Christian. L'ex tifoso di Del Piero ha avuto sempre un'idea fissa, ovvero far gol ai bianconeri. Ci è riuscito due volte, sempre al San Paolo, l'ultima nella semifinale di coppa Italia dell'aprile scorso nel 3-2 che non bastò per la qualificazione.
Mertens, da un mese a questa parte, si è invece inceppato in campionato. Segnò nell'ultimo pienone del San Paolo (sfida al Sassuolo, 53mila spettatori) e stasera che sulle tribune saranno almeno 3mila in più vuole rompere il digiuno dopo aver raggiunto contro gli emiliani la doppia cifra realizzativa. Il belga è lo specchio più evidente dell'evoluzione strategica di Sarri: nella scorsa stagione, il piede veniva schicciato sull'acceleratore fino al 90', a tutto vantaggio degli attaccanti che potevano trovare l'acuto personale, oggi il Napoli gestisce di più il risultato e quindi anche Mertens, che aveva una media di un gol a partita, ha abbassato la sua frequenza realizzativa. La Juve potrebbe essere lo stimolo giusto per sbloccarsi e in questo senso attende l'assist di Insigne in uno schema che è ormai un marchio di fabbrica di questo Napoli che sogna in grande.
«Il 2017 è stato bellissimo, il 2018 dovrà essere migliore», le parole di Dries al Gran galà del calcio dove è stato premiato insieme ai compagni di squadra Koulibaly e Hamsik nella Top 11 del campionato. Ma il trofeo più importante vorrebbe alzarlo a maggio, insieme a Lorenzinho. Con il quale ha sposato la causa del Napoli che sogna lo scudetto.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.