Il Milan ha scelto Giampaolo, allenatore dalla chiara idea di gioco, che vede nel trequartista il giocatore chiave che unisce i reparti ed apparecchia con costanza ultimi passaggi agli attaccanti. Dal momento del suo arrivo sono state fatte diverse ipotesi su chi potrebbe essere l'uomo della trequarti del Milan che verrà.
GLI ADATTABILI - Una delle possibili soluzioni, che ha preso piede negli ultimi giorni, è quella di Suso impiegato dietro gli attaccanti. Per lo spagnolo sarebbe un ritorno alle origini, essendo sbocciato calcisticamente proprio come trequartista, al Liverpool, anche se nel corso della propria carriera si è affermato e confermato in una posizione diversa, largo a destra, facendo del movimento a rientrare il proprio segno di riconoscimento, la giocata che spesso ha tolto le castagne dal fuoco ai rossoneri.
Un'altra soluzione prevede l'avanzamento di qualche metro dalla linea dei centrocampisti di Lucas Paquetà. Classe, duttilità, fantasia ed estro: la mezz'ala ex Flamengo ha le caratteristiche per poter far bene anche avanzato, con compiti di rifinitura e non soltanto di impostazione e conduzione, ma c'è un adattamento al calcio italiano che, per quanto ottimo sia stato nel suo impatto, sappiamo bene che non si possa già considerare concluso.
IL RICHIAMO DELLA NATURA - C'è però anche un altro giocatore che nasce trequartista, sebbene a Milano non sia stato praticamente mai impiegato dietro l'attaccante. Trequartista nella sua accezione più classica: Hakan Calhanoglu, che in Bundesliga ha mostrato lampi di genio alternati da una discontinuità che spesso i numeri 10 si portano dietro come dei poeti maledetti. A Milano dicevamo che non sia mai stato schierato nella sua posizione, ma in fase di possesso andava a coprire costantemente quella porzione di campo.
Confermatosi su buoni livelli anche come mezz'ala, il turco ha le caratteristiche di gioco ideali per il tipo di calcio di Marco Giampaolo: la grande visione di gioco, la tecnica sopraffina (in grado di fare cambi di gioco millimetrici o di disegnare parabole ai limiti della logica), la fantasia e la naturale propensione all'ultimo passaggio sono le armi principali del numero 10 rossonero, alle quali ha abbinato anche un grande senso tattico ed un'altrettanta grande disponibilità a sacrificarsi per la squadra.
Caratteristiche che lo rendono, sulla carta e al netto del mercato, il giocatore ideale per il tipo di calcio espresso dall'allenatore abruzzese, aspettando di dare la parola al campo, al quale spetterà l'ultima parola, come sempre.
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