Milan-Inter, derby della pace. Il grande assente è il gol

Unità nel no alla guerra prima, stanchezza e paura in campo. Ma il pareggio sorride più ai rossoneri. Pensiero al campionato: la finale si decide ad aprile

Milan-Inter, derby della pace. Il grande assente è il gol

Il derby imperfetto tra le due imperfette del trio di testa del campionato finisce con un avvilente 0 a 0. Il Milan può considerarlo un risultato utile perché al ritorno può essergli sufficiente un pari con gol. L'Inter invece deve vincere il 20 aprile, tra 50 giorni, per guadagnarsi la finale. Mira sotto processo questa volta più per i milanisti che hanno vantato maggiore pressione rispetto ai rivali: hanno avuto una, due, forse anche tre occasioni per castigare Handanovic, hanno fallito la grande occasione. Più allarmante, a dire il vero, il digiuno dell'Inter in fatto di gol: da quattro turni complessivi non riesce a timbrare il cartellino, nonostante il ricambio puntuale, con Dzeko e Lautaro in partenza e Sanchez e Correa in chiusura. Niente. Zero gol, zero emozioni allora e contributi discutibili dai cambi. Rebic un'altra delusione, così anche Sanchez per non parlare di Vidal. Nel caso del team di Simone Inzaghi c'è anche una stanchezza evidente.

A sorpresa rispetto ai precedenti, comanda il Milan nella prima frazione. Comanda il gioco e il taccuino. La spiegazione è abbastanza elementare: è stato sufficiente, per Pioli, spedire Krunic a uomo sulle orme di Brozovic, che è l'alimentatore del gioco interista, per ottenere un primo risultato. E cioè impedire al decisivo architetto del gioco interista una presenza costante nel dare il via alla manovra e dettare le aperture sui fianchi. Il secondo risultato è merito quasi esclusivo di Leao sul quale lo stesso Brozovic deve spendere un giallo e Skriniar deve impegnarsi allo spasimo per tentare di frenarne i blitz in velocità. Accanto alle virtù, emergono anche i difetti, vistosi, del Milan. Perché la mira di Saelemaekers sullo sfondone di Handanovic (palla a Brozovic pressato da Krunic) è molto discutibile al pari del successivo destro di Theo Hernandez lanciato nel cuore della difesa neroazzurra. La conseguenza pratica è la seguente: il Milan apparecchia 3-4 golose occasioni senza mai riuscire a concretizzarle. Anzi a metà frazione Pioli perde anche il capitano Romagnoli (risentimento all'adduttore sinistro), autore di una deviazione aerea su Dzeko decisiva sulla linea di porta (al suo posto Kalulu). L'Inter ha il fiato corto, prova a ripartire, senza trovare grandi sbocchi se non in qualche generosa corsa di Perisic a sinistra, contrastato peraltro da Florenzi.

La ripresa si apre con una trattenuta in area Inter (Skriniar su Giroud) e prende fisionomia diversa a metà strada quando intervengono i cambi dalle rispettive panchine: Barella e Leao, in campo opposti, non gradiscono le scelte di Inzaghi e Pioli e forse qualche motivo per lamentarsi hanno entrambi.

Kalulu si fa ammirare con un salvataggio su Dzeko a porta spalancata dopo tiro-cross di Dumfries: è il pericolo isolato di marca interista per l'attacco sotto tiro di critica e tifosi, rimpolpato nel finale anche dal ritorno di Correa e il debutto assoluto di Gosens. Arrivederci al 20 aprile.

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