La forza di una frase, capace di descrivere, in modo sintetico ed efficace, lo scenario. «Spalle al muro, diamo il meglio» spiega Davide Calabria, capitano in assenza di Romagnoli (che torna stasera al suo posto e con la fascia al braccio), ed esponente di quella nuova generazione che ha conferito insospettate energie fisiche, morali e calcistiche al Milan tornato capolista dopo una vita di tormenti. Stefano Pioli, il tecnico che - a parere di Paolo Maldini - è da considerare il protagonista principale del rinascimento rossonero, è ancora più risoluto: «Siamo al crocevia finale». Tutti e due, Pioli e Calabria, vogliono ricordare una realtà scolpita dai numeri: nel girone di Champions, con 0 punti in classifica, il Milan è a un bivio. O ricomincia a vincere e allora si apre a qualche speranza di miracoloso recupero, oppure è fuori dai giochi e dalla qualificazione. A Milanello lo sanno tutti e nasconderselo sarebbe da dilettanti. Perché poi, esperienza interista recente sotto gli occhi, non è detto che sia una sventura uscire dalla Champions anche perché, distinguendo le prove dai risultati, c'è una sola serata negativa, da dimenticare, ed è quella recentissima di Oporto.
Sul punto, Pioli è ancora più chirurgico. In un colpo solo ammette il buio di Oporto e nello stesso tempo rifila una stoccata ai piagnistei romanisti sbugiardati dalle critiche di Rocchi all'arbitro Maresca non solo sul rigore di Ibrahimovic, ma anche sugli episodi dell'espulsione di Theo Hernandez (sbagliata perché prima c'è un fallo su Krunic) e sul contatto in area Kjaer-Pellegrini (non è fallo). «Abbiamo vinto a Roma perché abbiamo giocato meglio dei nostri avversari come abbiamo perso contro il Porto perché abbiamo giocato peggio. Per me esiste soltanto questo»: ecco il manifesto che dovrebbe essere affisso in più di uno spogliatoio, non solo a Milanello o a Trigoria. Ecco allora perché il Milan si ritrova spalle al muro: ha sbagliato serata a Oporto, dove pure avrebbe potuto ribaltare le prime due sconfitte maturate con Liverpool (e qui niente da dire), e Atletico Madrid (e qui molto da dire sul conto dell'arbitro). Perciò si ritrova a zero. D'altro canto, al netto delle dichiarazioni d'intenti, c'è il derby domenica sera e Pioli deve pure considerare l'evento facendo riposare alcuni protagonisti della serata dell'Olimpico. Il primo della lista è Ibrahimovic da ieri reiscritto alla lista delle convocazioni della nazionale svedese. Lui continua a stupire colleghi con i quali ha giocato 15-16 anni prima, tipo Hernan Crespo («è incredibile quello che riesce a fare a 40 anni!»). Con Ibra possono recuperare energie vitali anche Kjaer, Bennacer e Leao visto che Theo Hernandez è squalificato per il derby.
«Abbiamo bisogno dell'aiuto dei tifosi» è l'appello rivolto da Calabria visto che
la prevendita col Porto non è esaltante (30-35 mila le proiezioni) mentre per il derby - ça va sans dire - è garantito il tutto esaurito. È come se anche il pubblico di fede milanista, sotto sotto, avesse fatto la scelta.
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