Gli schiaffi di Abodi

Il ministro duro sul caso Acerbi-Juan Jesus e il sistema calcio. Gravina ribatte dopo che l'assemblea Figc vara la riforma che fissa i parametri Uefa per iscriversi ai campionati

Gli schiaffi di Abodi
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Lo schiaffo del ministro dello sport Abodi risuona nelle stanze della Federcalcio il cui consiglio sta per approvare alla quasi unanimità (astenuto solo il presidente di B Balata) il piano strategico del sistema. «Un sistema disarticolato, quello che manca è la capacità di far emergere l'interesse comune. Un sistema così fallisce, anche dal punto di vista della credibilità e della reputazione», l'attacco di Abodi, già non contento della sentenza sul caso Juan Jesus («spero che il giudice sportivo abbia avuto tutte le informazioni utili e che Acerbi sia in pace con la sua coscienza...»).

Il numero 1 Figc Gravina, forte del sì - compreso quello della A - al piano di riforma economico-finanziario, la famosa dieta per contrastare i debiti del pallone da qui al 2030 dopo settimane di confronti e fratture con i club del massimo campionato, ha subito replicato: «Anche nel Parlamento esiste la dialettica, io condanno gli atteggiamenti farisaici che da un lato puntano a far sapere che c'è disponibilità e dall'altra destabilizzano il sistema. Su questo c'è stata una risposta concreta ed è questo piano strategico, un percorso di sostenibilità pluriennale che ci pone in maniera più credibile rispetto alle istituzioni, al Governo in particolare, perché è un'importante assunzione di responsabilità».

Il piano prevede dall'estate 2025 più severi obblighi dei club, con l'indice di liquidità, l'indicatore di indebitamento e quello del costo del lavoro allargato ammissivi per la B e C, mentre per la A si avrà un allineamento - con buona pace di alcuni club insoddisfatti - verso i parametri Uefa (solvibilità riguardo le posizioni debitorie scadute, stabilità con requisiti di pareggio di bilancio e miglioramento della patrimonializzazione e controllo dei costi). La Figc ha poi aggiunto maggiori controlli durante l'anno - almeno 4 - con sanzioni (da definire) nell'arco della stagione in caso di violazioni.

Resta aperto il progetto della Lega di A per arrivare a un modello di autonomia ispirato a quello della Premier League inglese. E questo sarà in futuro un motivo di nuovo scontro. «Una Lega più forte avvantaggia tutto il calcio italiano», ha sottolineato il presidente Casini. «Non conosco i contorni di questa richiesta di autonomia, ma lo ritengo un percorso particolarmente complesso - ha sottolineato Gravina -. Noi rientriamo in una filiera nazionale e internazionale riferita a Coni, Cio, Uefa e Fifa. E sottostiamo a due leggi dello Stato, per cui bisogna modificare queste leggi e tutti gli altri statuti. E sulla Premier bisogna precisare che non è nata perché ha chiesto di sganciarsi dalla federazione, ha chiesto aiuto alla federazione che è stata felice di aiutarla. Oggi la Football Association nella Premier ha diritto di veto quasi su tutto, noi saremmo felici di questo ma credo ci sia una posizione contraria del club».

Un'ultima iniziativa riguarda gli arbitri in uscita: due anni di riconoscimento economico al 70% di quello che percepivano in attività, rimanendo nell'associazione e garantire una serie di attività per lo sviluppo dell'Aia.

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