Napoli, le colpe di De Laurentiis scaricate su Garcia

Il tecnico destinato all'esonero dopo il clamoroso ko in casa contro l'Empoli. Il conto salato delle scelte di ADL

Napoli, le colpe di De Laurentiis scaricate su Garcia
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Hanno vinto i giocatori. Quelli dell'Empoli, interpretando nel migliore dei modi consigli e disposizioni tattiche di Andreazzoli. Quelli del Napoli, da sempre sordi nel ricevere gli insegnamenti di Garcia: l'ennesima prova incolore è la prova del fuoco che non c'è mai stato feeling tra i campioni d'Italia e il tecnico francese. Il quale è più fuori che dentro, più vicino all'esonero che all'ennesima conferma: al gol di Kovalenko, De Laurentiis si è alzato stizzito dalla tribuna e si è diretto negli spogliatoi. Prima ordinando il silenzio stampa, poi riunendo collaboratori, allenatori e calciatori: tre ore dopo la fine del match era ancora nel ventre del Maradona per partorire una decisione che pare inevitabile.

Non può fare diversamente. È stata così scialba la prestazione del Napoli da trasmettere il dubbio che la squadra fosse frastornata e mal disposta nel ricevere gli ordini dalla panchina: Garcia ha ancora una volta rivoluzionato l'undici iniziale, lasciando fuori due pezzi grossi come Zielinski e Kvaratskhelia. Qualche occasione c'è stata, decisive un paio di parate di Berisha ma gli azzurri non si sono mai dannati l'anima per salvare Garcia e se stessi, perché si sapeva che la sfida con l'Empoli era da vincere, pena l'esonero del tecnico. I toscani hanno fatto quello che dovevano fare: abbassare il ritmo, interrompere il fraseggio avversario e colpire in contropiede, cosa che si è puntualmente verificata in pieno recupero.

Osimhen, in tribuna, si è messo le mani nei capelli. Il presidente invece non ha atteso il fischio finale: la decisione l'aveva già presa. Ha guardato la partita seduto tra i fratelli Cannavaro e la loro vicinanza fisica lascia credere che nel nuovo casting sia entrato pure l'ex campione del mondo. Nella testa di ADL restano due nomi su tutti, con Mazzarri leggermente defilato: Conte e Tudor, che sono graditi da sempre. Il sogno (ma è tale) è l'ex ct della Nazionale, il quale ha risposto più volte picche: dice di volersi godere l'anno sabbatico, in realtà è scettico perché non gli va di subentrare in corsa e perché non gli dispiacerebbe un ritorno alla Juventus, quindi meglio aspettare.

Su Tudor convergono più pareri favorevoli dagli addetti ai lavori per il suo modo autoritario di gestire lo spogliatoio e per il bel gioco che non ha mai fatto difetto alle squadre allenate dal croato: ieri anche il suo cellulare è squillato e la disponibilità c'è tutta. Il problema è che il presidente non può fallire per la terza volta dopo la mancata riconferma di Spalletti e la scelta di Garcia: la notte gli avrà portato il consiglio giusto?

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