Quando il coraggio paga, ancora una volta. Il processo di ringiovanimento della Nazionale continua, ma se scende l'età media del gruppo azzurro (ieri la squadra titolare era sotto i 25 anni e under 30) cresce l'intensità e il bel gioco. E arriva anche una vittoria convincente - al di là del risultato di misura e dall'«infortunio» di Gianluca Mancini sull'autogol - soprattutto per la prestazione offerta dagli azzurri. Insomma, la nuova Italia piace, diverte e si diverte. E sembra di rivedere quell'entusiasmo che ha a lungo contraddistinto la truppa del ct jesino nei mesi che ci hanno portati al trionfo di Wembley.
L'Ungheria non è l'Argentina o la Germania, ma è una squadra ostica, che gioca in 25 metri e sa chiudersi bene dietro. Tutto merito del tecnico italiano Marco Rossi, ex compagno di squadra di Mancini alla Samp. Ecco che la prestazione azzurra ha un peso specifico sicuramente importante. Spunti di bel gioco, buone verticalizzazioni e anche due gol. Che non sono degli attaccanti, il tasto sempre dolente del gruppo, ma di due centrocampisti abituati a segnare e a partecipare all'azione offensiva come Barella e Pellegrini (il romanista aveva già fatto centro quattro giorni fa contro la Germania).
È presto per esaltarsi, certo, anche guardando agli ultimi venti minuti di gara nei quali il nostro ritmo e la nostra intensità sono fisiologicamente calati, ma l'Italia è sempre più proiettata verso il 2026 e quel mondiale che stavolta non ci dovrà sfuggire. La Nations League sarà da qui a settembre il «laboratorio» per testare nomi nuovi, ma nella notte di Cesena si vede anche il tridente d'attacco leggero e dall'altezza media di 171 centimetri: lo Gnonto promosso titolare dopo la buona prova con la Germania (meglio nel primo tempo), il Raspadori che fa il centravanti (ma gli manca un guizzo sotto porta) e il Politano «usato» sicuro sempre prezioso. Il tutto alla ricerca di quella profondità che sarà uno degli elementi di novità della Nazionale del futuro.
C'è il premier ungherese Orban in tribuna (nella foto) e ci sono 2.000 tifosi magiari nel settore a loro dedicato, raggiunto dopo aver creato qualche momento di tensione fuori dallo stadio. Stavolta la rivoluzione nella squadra titolare è più ridotta: tra le cinque conferme rispetto alla gara con la Germania, c'è il Donnarumma capitano che ha fatto di tutto per esserci, giocando con un guanto speciale a protezione del mignolo lussato, e il Pellegrini arretrato in mediana ma chiamato a supportare il tridente leggero. L'Italia si cerca, si trova, offre pure combinazioni efficaci e va a segno con Barella (ottavo gol in azzurro e ieri alla 57ª partita stagionale) e il romanista quasi uomo jolly di Mancini. Purtroppo fatichiamo a chiudere la gara nonostante le tante occasioni create e teniamo viva la gara con la sfortunata autorete di Mancini. Nel momento in cui alziamo il piede dall'acceleratore, c'è il tempo di vedere in campo Belotti (che con Bonucci lascerà il ritiro azzurro dopo questa gara) e l'esordio di un altro giovane, il classe 1999 Alessio Zerbin del Frosinone (45° debuttante dell'era Mancini).
«Buona partita soprattutto nel primo tempo, quell'autogol ci ha messo un po' in difficoltà, lo abbiamo subìto in una partita che l'Italia poteva già chiudere - così il ct -. È una squadra piena di ragazzi giovani che dovrà lavorare molto, ma era importante vincere e fare una buona gara».
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