
Male in Supercoppa. Malissimo in Champions League. Così così in campionato. La Juventus di Thiago Motta ha chiuso la prima parte della sua stagione nel modo peggiore possibile: niente ottavi di Champions e tanti saluti a una quindicina di milioni mal contati che il passaggio del turno le avrebbe garantito, tra premi Uefa e botteghino -, eliminata dal Milan nella semifinale che metteva in palio il primo trofeo stagionale, tutt'altro che al sicuro nella rincorsa alla quarta piazza in campionato che le permetterebbe di giocare la Champions l'anno prossimo. Da qualche parte Allegri starà sghignazzando, mentre Thiago Motta afferma sicuro che rifarebbe tutto, senza mostrare la minima autocritica: la qual cosa ogni tanto potrebbe anche servire per mostrare un lato umano e come tale meno legato all'assolutismo che pare caratterizzarlo. Detto che la luna di miele è finita da un pezzo i bianconeri sono chiamati adesso a salvare la stagione: non piazzarsi tra le prime quattro nella corsa al tricolore sarebbe considerato un fallimento senza se e senza ma, con conseguenze nefaste sul bilancio e su chissà cos'altro. Magari anche sulla panchina del tecnico, per il momento salda ma un giorno chissà: nel frattempo dirigenza e proprietà latitano quando si tratta di prendersi responsabilità e anche nel post Eindhoven nessuno ha provato a tranquillizzare la piazza. Si va avanti così, aspettando la trasferta di domenica sera a Cagliari come se nulla fosse accaduto, mentre la realtà dice che tra le Top 16 d'Europa ci è arrivata una squadra il cui fatturato è quattro volte inferiore a quello bianconero. Vero che i soldi non sono tutto nella vita: vero però anche che, quando li si ha, bisognerebbe spenderli al meglio e non pare che la Signora lo abbia fatto né in estate (120 milioni mal contati tra Koopmeiners e Douglas Luiz) né poche settimane fa.
«Dobbiamo assumerci le nostre responsabilità ha detto Locatelli nel post Eindhoven -. Abbiamo buttato via la qualificazione, che il Psv ha voluto più di noi». «Non sono per niente d'accordo - il parere di Motta -. Non abbiamo buttato via nulla: abbiamo provato a vincere, ma non siamo stati più bravi di loro». Discordanza di pareri, ecco. Forse anche (piccolo?) sintomo di una lunghezza d'onda che non è sempre la stessa tra squadra (piove sul bagnato, Veiga fuori almeno due settimane) e tecnico, il quale ha scelto di non avere punti fermi probabilmente per far sentire tutti importanti ottenendo però il risultato di far sentire anche tutti precari.
In momenti diversi della stagione è successo per esempio con Cambiaso, Mbangula, Thuram, Vlahovic, lo stesso McKennie e adesso Yildiz, il cui mal di pancia dopo tre panchine consecutive allunga ombre sul futuro: urge cambiare marcia. Davvero, però.
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