Da oggi c'è una nuova unità di misura: Tadej Pogacar.
Cose da Pogacar, che danno l'idea e la rendono sublime. L'edizione numero 111 è sua, con la bellezza di 6 vittorie di tappa e in totale al Tour fanno 17. In carriera fanno 84. In totale quest'anno fanno 21, mai così tante. Numeri stellari, per un campione che viene da un'altra galassia, abituato a divertirsi per divertire. Basta paragoni, non è il caso: da oggi c'è semplicemente lui.
Lo hanno messo anche in discussione Taddeo, perché vince troppo e non lascia nulla agli altri. Merckx e Hinault, tanto per citare i più grandi in assoluto, hanno espresso il loro pensiero: fa bene, si corre per vincere, e di regali non se ne fanno. C'è altro da aggiungere?
Forse è giusto che il nostro movimento sia considerato almeno qui da noi uno sport cenerentola tra gli sport più nobili e popolari. Non appena si hanno dei campioni di un livello superiore da applaudire, ecco che ci si impegna nella demolizione, avanzando dubbi. E la cosa curiosa è che questo meccanismo da cupio dissolvi viene direttamente da ex corridori che la sanno sempre lunghissima, senza per altro produrre una prova che una.
Quindi eccoci a parlare di diversi team, compreso quello di Pogacar, che utilizzano per i loro test il monossido di carbonio per altro lecito e non bandito dalla Wada , ma questi liberi pensatori pensano che serva a ben altro. Bene, che lo dimostrino. Fino a prova contraria noi applaudiamo con incondizionata passione questi ragazzi.
Come facciamo per Sinner o Alcaraz, per la nazionale spagnola campione d'Europa o il Real Madrid. Poi il mondo del ciclismo italiano si interroga: ma perché non abbiamo una squadra di World Tour? Forse una risposta c'è.
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