Non basta aggrapparsi a Tevez. Juve "nun fa la stupida" in difesa

Ha la Roma addosso. Ma se non segna Carlitos addio gol E quanti svarioni dietro. Ecco perché è in arrivo Rolando

Non basta aggrapparsi a Tevez. Juve "nun fa la stupida" in difesa

nostro inviato a Torino

C'è solo Tevez. Vero, ma un po' troppo solo. Codice rosso, campanello d'allarme: fate voi. «El segna semper lu» , dicevano a Milano quando toccava a Maurizio Ganz, che era soltanto un Tevez alla marinara. Ed erano contenti. A Torino sentono le urla del nemico. E da qualche tempo registrano altre abitudini: l'anno passato i tiri fruttavano punti e gloria. Oggi sembra che la mira sia sbiadita e la difesa non regga il vantaggio di un solo gol. «Presunzione» dice Buffon per spiegare questa Signora a doppia faccia. Un tempo da urlo contro l'Inter, la rete di Tevez (sono già 11 in campionato, un terzo sulle 35 segnate dalla squadra) a suonar la carica, altre occasioni a mangiarsi le mani, l'espulsione mancata di Juan Jesus (chissà a Roma come si saranno lamentati!) che poteva dare un vantaggio in più, eppoi il tanto per rimpiangere una vittoria buttata.

Facile il ritornello: se non segna Tevez! Ma non solo. Se la Juve prende gol stupidi, se la difesa va in apprensione, se Marchisio non ha più la mira dell'anno passato, se Pogba regala gran giocate ma si perde nella supponenza calcistica che gli regala la classe superiore, se Vidal ha arrancato fino ad oggi, se alla fine la Juve ha tirato meno dell'Inter (11 contro 13), seppur con più precisione (62,5% contro 20%), significa che la squadra deve resettarsi. Parla anche la classifica dei gol: 11 di Tevez (va aggiunto il bottino in coppa) ma poi si scala ai 5 di Vidal, ai 4 di Llorente e Morata, Pogba è fermo a 3, Lichtsteiner e Pirlo a 2.

Salta all'occhio la povertà dei cannonieri di scorta. Re Leone Llorente somma minuti e lavoro di fatica, ma non i centri per i quali è pagato. Morata è un gioiellino a carne tenera: spreca le occasioni e per ora gioiellino fa rima con gingillino. La sintesi di Allegri, via tweet, raccoglie la sensazione del fastidioso malumore calcistico. «Abbiamo sbagliato tanto, perdendo lucidità e mancando di continuità dopo un gran primo tempo. Spiace non aver vinto ma siamo ancora avanti». «Siamo ancora avanti» è l'ultimo grido di battaglia, ad uso e consumo dello sferragliare del nemico. Guerra a colpi di aiutini che il tecnico, nel caso della Roma, ha furbamente declassato a «colpi di fortuna». Per una volta lontani dagli alibi, anche per non concederli alla squadra.

La Juve ha bisogno di riascoltare la sua forza, più che i mugugni dei dirigenti. E magari munirsi di qualche rinforzo: il corazziere Rolando è in arrivo. Sneijder costa di più, anche troppo, ma Allegri spreca il sorriso degli occhi all'ipotesi di averlo in rosa. L'olandese servirebbe a mettere pepe alla squadra sia per qualità e fantasia, sia per competizione interna. Invece lo stopper portoghese potrebbe restituire quella sicurezza che l'assetto difensivo ogni tanto disperde, soprattutto dopo un gol subito. Capita da quando ha perso Barzagli. Chiellini talvolta ci mette il fallo pericoloso (martedì Ranocchia preso per il collo) e Bonucci non si nega le ingenuità. Se segna solo Tevez, è altrettanto importante che la Juve non conceda la risalita agli avversari come capitato con Torino, Sampdoria, Napoli e Inter. Quasi che la squadra voglia dimostrare a se stessa, e agli altri, la differenza del gap tecnico, eppoi giri le spalle e pensi ad altro: magari si deconcentra, forse comincia a somigliare al suo allenatore che, da giocatore, navigava nel girone dei geni sporadici, non certo a continuità d'azione. Appunto per evitare scherzi, il tecnico della Juve ha tracciato le linee essenziali che riassumono le ragioni del recente stand by (1 successo e 5 pari). «I 5 pareggi dicono che sbagliamo nella fase offensiva; con l'Inter troppi errori di mira nel primo tempo; troppo statici; errori tecnici; bisogna difendere meglio; non dobbiamo farci prendere dall'ansia».

Perfetto, se non fosse che questa è la squadra campione d'Italia, ha seri motivi per pensare di rimanerlo, e in campionato ha segnato più reti di tutti e subite meno. Eppure è così imperfetta. «Tevez, pensaci tu», sta diventando un grido di disperazione e non di successo.

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