Ora il calendario le fa l'occhiolino. La Signora lo sfrutti

Obiettivo Champions . E se Dea e Bologna frenano, potrebbe ritrovarsi terza

Ora il calendario le fa l'occhiolino. La Signora lo sfrutti
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Adesso o mai più. Perché manca sempre meno alla fine del campionato e perché il calendario le tende la mano. Il Lecce stasera allo Stadium, poi la trasferta di Parma contro un'altra pericolante e ancora il Monza in casa: tre partite che la Juventus deve vincere senza se e senza ma, per lanciarsi verso la conquista di un posto Champions. Che, vista la crisi dell'Atalanta impegnata domani contro il Bologna in uno scontro per nulla banale e anch'esso con risvolti europei di primo livello, potrebbe essere addirittura il terzo: tanto è insomma tornato in gioco, pur se non tutto. E i bianconeri, reduci dai quattro punti conquistati nella gestione Tudor (battuto il Genoa tra le mura amiche, poi pareggio a Roma contro i giallorossi), non hanno intenzione di lasciarsi scappare l'occasione contro una formazione che a Torino ha vinto nella sua storia solo una volta in 18 tentativi, l'ormai lontano 25 aprile 2004 quando in panchina c'erano Marcello Lippi e Delio Rossi.

«Pensiamo solo a noi stessi così il tecnico croato -. Il fatto che ci siano sei squadre in corsa per la Champions non cambia nulla. Per noi sarà comunque una battaglia, ci mettiamo il casco e pedaliamo: i calcoli non danno niente, tolgono solo focus. E non mi sono chiesto cosa sarebbe potuto essere se avessi avuto più tempo, non guardo al passato. Sono felice perché ho trovato i ragazzi belli e puliti, con tanta voglia di fare: la loro risposta mi ha sorpreso positivamente. Noi allenatori possiamo indirizzare la strada: siamo importanti, ma poi dipende da loro».

Di sicuro, al di là dei risultati, è cambiato l'atteggiamento in campo e alcuni numeri lo dimostrano: con Thiago Motta, la squadra aveva un baricentro medio basso di 50.2 metri, un atteggiamento recupero palla basso di 35.0 metri, una media di 9 contrasti vinti a partita e 146 verticalizzazioni a gara. Con Tudor, al contrario, il baricentro medio si è alzato a 51.7 metri, l'atteggiamento recupero palla è salito a 37.9 metri, la media di contrasti vinti è passata a 12, mentre quella delle verticalizzazioni è diventata di 172 a incontro.

Tradotto: è una Juve più aggressiva e più verticale, meno palleggiatrice e più cattiva.

«Ogni gara è una finale», ringhia ancora Tudor. Che oggi, pur non avendone ancora ricevuto in cambio un gol, insisterà su Vlahovic: l'accoppiata con Kolo Muani dal primo minuto è ancora di là da venire. E chissà se mai arriverà quel momento.

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