Nigeria e Georgia, non proprio paesi ai vertici del calcio mondiale. Eppure da lì arrivano due protagonisti principali del Napoli schiacciasassi, un collettivo che esalta ogni sua pedina. Uno si conosceva già, quel Victor Osimhen che nelle precedenti due stagioni in azzurro - tra infortuni e Coppa d'Africa - aveva segnato un gol in media ogni tre partite e mezzo e che in questa va invece a segno ogni 91 minuti: meglio di lui in Europa gente del calibro di Haaland, Lewandowski, Mbappé e Neymar, anche se considerando la sua presenza in campo dal rientro dopo l'infortunio (265 minuti) la media scende a 44. L'altro, dal nome quasi impronunciabile, era una scommessa del ds dei partenopei Giuntoli, quel Khvicha Kvaratskhelia pescato nel campionato russo. Tra i giocatori esordienti in A nei campionati a 20 squadre, quindi dal 2004-2005 secondo le statistiche di Opta, l'ala dal fisico longilineo nelle prime 12 giornate ha preso parte a 11 gol del Napoli (6 reti e cinque assist): solo Milito (15) e Cristiano Ronaldo (12) avevano avuto un impatto migliore.
Nella macchina che girava a mille, qualcuno vedeva un problema nel rientro dell'attaccante africano. E invece Osimhen ha realizzato ben sei gol in quattro partite di fila (nell'ultima la sua prima tripletta in A), rimanendo a secco solo contro i Rangers in Champions, ma solo perché era rimasto a guardare lo spettacolo dei compagni dalla panchina. Chi storceva il naso a sentire il nome di Kvaratshkelia tra i titolari, ha dovuto subito ricredersi. Il georgiano ha mostrato una grande accelerazione palla al piede e abilità nel dribbling, oltre che la capacità di vedere la porta. Il New York Times lo ha ribattezzato «Kvaradona» in omaggio a Diego che ieri avrebbe compiuto 62 anni, in patria è diventato un eroe nazionale per la capacità che ha di unire e far divertire il proprio Paese che non si perde neppure una sua partita. E 50 tifosi di casa sua sono arrivati sabato al San Paolo per applaudirlo: Khvicha ha lanciato loro la sua maglia, rubata però da un soggetto già identificato.
Spalletti si gode la sua creatura che ha numeri da record: 13 vittorie di fila tra campionato e Champions, 50 reti segnate con 15 marcatori diversi, primato in A con 32 punti su 36 che potrebbe essere conservato fino alla sosta Mondiale. E domani a Liverpool potrebbe arrivare anche il primo posto nel girone europeo, importante per evitare le grandi corazzate negli ottavi della competizione.
«I complimenti fanno piacere - ha sottolineato il tecnico che «protegge» la sua creatura -, ma questo ti crea difficoltà nella gestione di certi momenti. Chi ti dice che a "Roma puoi solo vincere" è chi ti vuole male. Ho visto troppi titoli come quello lì, che servono a fregarti...».
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