Quando i numeri si trasformano in una fotografia nel calcio, allora non bisogna elencare i numeri. E i numeri di Milan-Newcastle finito 0 a 0 hanno raccontato quanto segue: 26 tiri provati dal Milan, 9 finiti nello specchio della porta senza riuscire a trovare la liberazione e il premio del gol. La spiegazione potrebbe diventare banale se si riferisse soltanto alla mira mostrata nell'occasione da attaccanti e centrocampisti. Già perché all'ondata di attacchi hanno partecipato in tanti e non solo Giroud e Leao oppure uno degli ultimi arrivati, Chukwueze il nigeriano al debutto dal primo minuto: Theo Hernandez e Pobega hanno completato l'elenco. Qui l'aspetto più interessante del paradosso - tanta fatica per nulla - è rintracciare una spiegazione attendibile. In attesa di altre conferme e/o smentite della sindrome, ci sono due elementi su tutti. Il primo: l'effetto psicologico della mazzata del derby ha lasciato tracce evidenti sul gruppo in fatto di sicurezza, auto-stima e anche frenesia di cancellare subito l'umiliante pagina della stagione.
Lo stesso scarabocchio di Leao dopo 20 minuti di Champions è da attribuire al tentativo non solo di firmare un gol speciale ma anche di spazzare via malumori e angoscia coltivati nelle ore precedenti. Il portoghese è sulla strada della maturazione completa. Come racconta Guardiola a proposito di Rodri («quando sei arrivato qui non eri così») anche Rafa, accusato in passato di essere indolente e ciondolante, poco coinvolto emotivamente nel gioco, è diventato più milanista, ha firmato il rinnovo e ha pagato il primo pegno. In qualche modo persino gli acciacchi denunciati da Loftus-Cheek (solo crampi) e Maignan (nessuna lesione, affaticamento ai muscoli del flessore) sono in parte conseguenza dello stato d'animo collettivo, del panico. A proposito del portiere francese, destinato a saltare un paio di partite e uscito quasi zoppicando da San Siro, è evidente un altro riflesso condizionato. Si è fermato e seduto per terra, appena ha sentito tirare per via della sua nota cartella clinica. L'unica consolazione è stata l'ingresso di Sportiello, con una sicurezza che ha definitivamente ricacciato indietro le paure di un anno prima (Tatarusanu). Il secondo motivo: nelle settimane precedenti, giudicando il mercato del Milan, abbiamo immaginato che ci volesse tempo per inserire nel corpaccione calcistico del gruppo i nuovi arrivati. I primi 3 risultati avevano fatto pensare a una sorta di tappe bruciate. E invece c'è bisogno di altro tempo per vedere Chukwueze più concreto, Reijnders meno ballerino e più efficace sotto porta, per giudicare Okafor ancora ai margini insieme con Musah che ha invece riempito di sostanza e di tecnica calcistica la sua esibizione.
Certo il primo passo nel girone, al contrario dei precedenti storici di casa Milan, non è un buon segnale per una qualificazione considerata già, dopo il sorteggio di Montecarlo, molto, molto, molto, tre volte molto difficile. E il prossimo viaggio a Dortmund diventerà già un bivio per l'avventura europea.
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