"Patto di sangue tra di noi". Ma Agnelli è già finito nel baratro

''La Superlega va avanti, un patto di sangue tra noi'' il presidente della Juve non molla ma il progetto è già naufragato

"Patto di sangue tra di noi". Ma Agnelli è già finito nel baratro

La notte più lunga, anche per Andrea Agnelli, quella in cui il calcio europeo ha deciso di ribellarsi alla nuova Superlega che solo 48 ore prima aveva sconvolto l'intero sistema sportivo: le squadre inglesi ufficializzano l'uscita dalla nuova competizione per club, una spaccatura che porta al fallimento della Superlega dopo soli due giorni.

Il presidente della Juventus rilascia un'intervista a Repubblica prima di partecipare alla riunione digitale notturna fra i soci fondatori della Superlega ribadendo la sua posizione: ''Vogliamo creare la competizione più bella al mondo capace di portare benefici all’intera piramide del calcio, aumentando la distribuzione delle risorse agli altri club e rimanendo aperta con cinque posti disponibili ogni anno per gli altri da definire attraverso il dialogo con le istituzioni del calcio. Tra i nostri club c’è un patto di sangue, il progetto della Superleague ha il 100 per cento di possibilità di successo, andiamo avanti''.

La decisione di dar vita alla Superlega ha radici lontane e si è poi velocizzata nel corso di questo anno di pandemia, come spiegato dal numero uno bianconero: ''La volontà politica è maturata negli ultimi 20-30 anni. Credo che non si sia capito qual è stato l’impatto della pandemia nel mondo del calcio, al punto che nel budget 2021-2022, che è stato presentato nel dicembre 2020, i presupposti che Uefa ha fatto sono da brividi. Cito: 'Le cifre presentate si basano sulla crisi sanitaria superata senza impatto su competizione e eventi, il calcio sta continuando normalmente'. La massima istituzione del calcio europeo a dicembre del 2020 diceva questo. Istituzione che, vi ricordo, non ha nessun rischio economico nell’industria che regolamenta e con la quale compete. Questo conflitto d’interessi è importante sottolinearlo''.

La diversità di vedute sul piano strategico pone l'Uefa, secondo Agnelli, davanti ad un aut aut: ''Bisogna tener presente che l’Uefa gestisce i nostri diritti, li vende, decide quanti che ce ne redistribuisce e ci regola pure. Senza affrontare alcun rischio economico. Ed inoltre è un nostro rivale. Mi pare un aspetto di grande valore per un’industria da 25 miliardi di euro. Fifa e Uefa fanno grandi ricavi con i nostri giocatori ma non ci hanno aiutato nei momenti di crisi. Devono scegliere: o fanno i regolatori o i promotori commerciali''. Dopo qualche ora nell'assemblea straordinaria tenutasi nella notte, il comitato ha poi deciso di "sospendere il progetto" in attesa di nuovi sviluppi. A 48 ore dall'annuncio della sua creazione, un nuovo comunicato ufficiale segna lo stop del progetto. Soltanto temporaneo, stando a quanto dichiarato nelle righe della nota.

Ma il fallimento è conclamato, non c'è alcun dubbio. La situazione resta tesa e non sarà semplice ricostruire i rapporti tra i 12 club ribelli e le istituzioni calcistiche europee, senza parlare del prossimo e infuocato regolamento dei conti all'interno della Lega Serie A.

L'impressione è che la partita per la gestione del calcio sia appena iniziata. In gioco non c'è solo la sfida alla Uefa ma anche la credibilità di chi come Andrea Agnelli combatte questa battaglia in prima linea.

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