''Io spero che sia anche la finale di Londra: sarà la sfida tra una squadra che può arrivare fino in fondo e una che può causare problemi a tutti''. Sono le parole di Fatih Terim su Italia-Turchia, rilasciate in un'intervista al Corriere della Sera.
Il suo modo di fare franco, assolutamente diretto, Firenze lo ha amato sin da subito, sancendo di fatto un patto di sangue che nessuno ha mai spezzato. Lasciò lui, nel febbraio 2001, rassegnando le dimissioni, dopo i diverbi con l’allora presidente Vittorio Cecchi Gori. Se ne andò, rinunciando alla parte di ingaggio prevista dal contratto, nonostante una finale di Coppa Italia conquistata e poi vinta con Roberto Mancini in panchina, praticamente un anno prima del fallimento. É sempre stato così l'Imperatore prendere o lasciare. Dopo 21 anni ha conservato lo stesso entusiasmo di quando saltava i cartelloni pubblicitari per raccogliere l'abbraccio della curva Fiesole. Da allora una vita passata tra il Galatasaray e la Turchia, guidata per ben tre volte agli Europei e stavolta inserita nella stesso girone dell'Italia di Mancini.
''La Turchia può arrivare in finale''
Italia-Turchia che aprirà gli Europei 2021 venerdì sera allo stadio Olimpico sarà un po' la sua partita: ''Io spero che sia anche la finale di Londra. Ma già quella di Roma è una delle partite più interessanti e si gioca in uno stadio mitico, che per il calcio è come il Madison Square Garden. So che l’Italia ha vinto l’Europeo nel 1968 proprio all’Olimpico e ritrova il suo pubblico: sarà la sfida tra una squadra che può arrivare fino in fondo e una che può causare problemi a tutti''.
Sottovalutare la squadra guidata da Şenol Güneş sarebbe un grave errore: ''Se qualcuno ci sottovaluta, peggio per lui. Se qualcuno dice che la Turchia può essere la sorpresa, dico che non mi stupirei nemmeno a vederla in finale. Ma è un discorso che viene da lontano: sono diventato c.t. della Nazionale nel 1993 e ogni successo veniva celebrato tutta la notte nelle strade, perché era da anni che non vincevamo''. Da guardare con attenzione la stella Hakan Calhanoglu: ''Credo molto in lui, l’ho fatto debuttare in Nazionale a 19 anni. Indossa il 10 del Milan, che è stato di Rivera, Gullit, Seedorf e Rui Costa: solo certi giocatori possono permetterselo. Ha allargato il repertorio, è più partecipe e sarà un uomo chiave per la Turchia''.
''Vorrei allenare Chiesa''
Positivo anche il giudizio sull'Italia: ''Credo che Roberto abbia fatto un buon lavoro: l’Italia è solida, compatta e con grandi giocatori. Non perde da tantissimo tempo e riflette l’idea di calcio del suo allenatore''. Più di tutti c'è un calciatore azzurro che vorrebbe allenare: ''Ho allenato il padre… (risata). Enrico Chiesa è uno dei giocatori più forti con cui abbia mai lavorato e per ragioni emotive lo preferisco al figlio, che però ha fatto molto bene alla Juve nella sua prima stagione: Federico ha un grande potenziale e spero che superi il padre, perché vorrebbe dire che è diventato fortissimo''.
Anche i centrali sono intoccabili: ''Ho grande rispetto per campioni come Chiellini e Bonucci: leggende che ogni tecnico vorrebbe allenare''.
Sulla nuova generazione invece: ''Seguo con grande attenzione i 23-24enni: mi piacciono Barella, Locatelli, Bastoni, Raspadori, oltre a Zaniolo e Tonali che non sono all’Europeo. Ma sono tanti quelli che possono fare la differenza''.Segui già la nuova pagina Sport de ilGiornale.it?
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