Parigi Ricominciare da zero. O quasi. Il copione è sempre lo stesso: a Parigi le stagioni finiscono sempre presto, troppo presto in rapporto a programmi e ambizioni di uno dei club più ricchi d'Europa. Psg fuori agli ottavi di Champions, un anno dopo la storia si ripete, confermando che il progetto parigino non fa passi avanti. Anzi. Da tre anni la regressione sembra continua, perché ad ogni estate il club crede di aver finalmente fatto quel salto di qualità necessario per diventare finalmente una grande d'Europa, ma all'inizio della primavera la realtà è ben lontana dalle ambizioni di inizio stagione. Dal 2011 il fondo Qatar Sport Investment ha speso 935 milioni sul mercato per fenomeni, o presunti tali, del calibro di Neymar, Ibrahimovic, Cavani, Di Maria, Thiago Silva, Mbappé e tanti altri (40 in totale dall'estate 2011) senza riuscire nemmeno a raggiungere una semifinale. Tanti giocatori di qualità, non una squadra.
A peggiorare le cose la scelta avventata dell'estate 2016 quando dopo il licenziamento di Laurent Blanc si è scelto di puntare su Unai Emery, fresco vincitore di 3 Europa League con il Siviglia, senza pensare che al basco mancava una qualità fondamentale per gestire uno spogliatoio così complicato: l'esperienza. Il flop più clamoroso di questi ultimi due anni è proprio il suo. Presentato come l'uomo in grado di far superare lo scoglio dei quarti di finale di Champions su cui si erano infrante per 4 stagioni consecutive le speranze parigine, il basco ha fallito in maniera clamorosa. Sul campo e nello spogliatoio. Bravo allenatore, pessimo psicologo, disastroso su tutti gli aspetti della comunicazione interna ed esterna. Dalla gestione del penalty-gate a inizio stagione, quando non ebbe il coraggio di comunicare a Cavani che era stato designato Neymar come rigorista, alla pesante campagna mediatica sui torti arbitrali subiti in Europa dal suo Psg che ha finito per esasperare l'ambiente. In campo a farne le spese è stato Marco Verratti, espulso per due gialli evitabili, in particolar modo il secondo quando la frustrazione di un momento difficile si è trasformata in uno sfogo contro l'arbitro Brych. Anche per l'azzurro l'appuntamento con il salto di qualità è rimandato alla prossima stagione. Chissà se nel frattempo sarà ancora al Psg o altrove.
A Parigi si parla di rivoluzione, anche se il presidente Al-Khelaifi prende tempo e non vuole ancora tracciare il futuro. Emery ha il contratto in scadenza e sarà libero di partire a fine stagione. A meno che non venga mandato via prima. Un'eventualità che ieri non era ancora presa in considerazione. Per luglio i nomi di Conte e Allegri sono i più chiacchierati a Parigi. A Doha non si accontentano di 4 titoli nazionali in 6 anni, o del dominio incontrastato nelle coppe nazionali (11 delle ultime 12 tra Coppa di Francia, Coppa di Lega e Supercoppa), l'obiettivo dichiarato era la Champions in 5 anni. Martedì sera l'Emiro era presente allo stadio per la prima volta dopo un anno di assenza, ma ha lasciato la tribuna a mezz'ora dalla fine della partita. Brutto segnale per Verratti e compagni. A Parigi speravano di curare questa debolezza con l'arrivo di una star del calibro di Neymar. Senza successo. Un anno dopo il terribile 6-1 incassato a Barcellona, il doppio ko contro il Real fa ancora più male perché proprio con gli arrivi di Neymar, Mbappé e Dani Alves (417 milioni spesi in estate) il Paris Saint Germain era certo di essersi messo al livello delle altre big d'Europa.
Certo, Neymar non era in campo per l'infortunio al piede destro rimediato contro il Marsiglia in campionato, ma la sua assenza, anche se importante, non può giustificare un altro flop. Nel futuro del Psg adesso è pronta l'ennesima ricostruzione.
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