Casablanca può suonare la fine di Cristiano

Suonala ancora, vapori di Casablanca nel finale di Spagna-Marocco

Casablanca può suonare la fine di Cristiano

Suonala ancora, vapori di Casablanca nel finale di Spagna-Marocco, due ore di football noioso ai massimi ma per colpa esclusiva del gioco disegnato da Luis Enrique, un tiki taka senza fantasia, senza Messi o Iniesta o Xavi o Neymar o Luis Suarez a cambiare la trama ma un gruppo di giovani marmotte che gioca con lo specchio, alza la polvere e manda in paradiso i docenti del quattro-tre-tre e delle diagonali. Meglio la corrida, meglio un gioco più aggressivo o di fantasia, il fiasco spagnolo sta nei numeri anche buffi, contro il Giappone 1106 passaggi ma soltanto 11 nell'area avversaria, ieri il record ridicolo è stato ampiamente superato e i rigori finali sono stati la grande beffa perché gli spagnoli si sono trovati di fronte il portiere del Siviglia, detto brevemente Bono, anche di faccia, l'Andalusia da ieri sera è zona a rischio, il Marocco poi è terra malefica. Luis Enrique, durante quei rigori, osservava il nulla, aveva capito, Lucho, come sarebbe finito il film, i suoi toreri sbandavano, ciuchi di quel girotondo continuo e Bono mostrava il ghigno del diavolo. Se il Marocco potesse disporre di una attaccante vero, di quelli da cento e passa milioni, sarebbe da finale ma basta così, per il suo allenatore intellettuale e per quel popolo che per due volte si è visto negare, dalla Fifa, l'assegnazione del mondiale. Il mondo arabo canta e balla, presumo che Infantino si prepari a dire: «Oggi mi sento marocchino» lo aspettano a Casablanca ma non si faccia vedere a Madrid. La prossima sarà con il Portogallo del dopo Cristiano, ormai triste, solitario y final, pensionato in panchina costretto a rosicare dinanzi alla gloria di Gonçalo Matias Ramos che potrebbe essere il figlio suo, avendo anni ventuno intendo.

La Svizzera del cioccolato è finita come l'emmenthal, i portoghesi non hanno esibito, dopo i gol, le pagliacciate dei brasiliani. La sfida con i marocchini è roba seria e bella. Ora due giorni di pausa, scommetto che si scriverà di calcio mercato.

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